Il Friuli si riprende il suo pignarûl, da Tarcento a Lignano in migliaia dopo due anni di stop

In Friuli in migliaia sono tornati alla tradizione del Pignarûl.

Era quello che in Friuli tutti stavano aspettando: dopo due anni di stop obbligato, in migliaia sono tornati a far rivivere la tradizione del pignarûl. E anche se alla fine il verdetto del Vecchio Venerando al Pignarûl Grant di Coia di Tarcento non è stato dei più lusinghieri, essersi riappropriati della propria storia rappresenta per il Friuli l’uscita da un periodo difficile.

Così da Udine ai più piccoli centri i covoni di legna messa ad ardere, con la gente ad osservare e studiare le mosse del fumo e delle scintille, sono stati comunque una ripartenza, un modo di riprendersi quello che per qualche tempo era stato messo da parte.

A Lignano il fumo è sembrato dirigere verso occidente: “Se il fum al va a soreli a Mont, cjape il sac e va pal Mont, se il fum al va a soreli jevat, cjape il sac e va al marcjat “, che letteralmente sta a significare “Se il fumo va ad occidente o verso i monti, emigra, mentre se il fumo va ad oriente, ti puoi recare al mercato a vendere il raccolto”. Ma l’importante era esserci. A Udine il falò acceso dal sindaco Pietro Fontanini in persona è andato verso l’alto, per poi piegare verso destra. Cosa vorrà dire?

“Sarà un altro anno difficile, ma migliore di quello appena trascorso”, ha sentenziato il Vecchio Venerando a Coia di Tarcento: ma forse quello che conta, adesso, è aver rimesso le cose al loro posto.