“Una montagna senza neve”, l’allarme di Legambiente per il Friuli Venezia Giulia

Il report di Legambiente sulle montagne del Friuli Venezia Giulia.

La crisi climatica accelera e Legambiente lancia l’allarme per le montagne del Friuli Venezia Giulia che nei prossimi anni dovranno fare i conti con meno neve e temperature invernali sempre più alte. Nel dossier 2024 “Nevediversa”, presentato oggi dall’organizzazione, critiche anche per i nuovi investimenti giudicati insostenibili sia dal punto di vista ambientale che economico.

“Le evidenze scientifiche però sono abbastanza chiare per orientare le scelte o, quanto meno, per evitare investimenti con un doppio dividendo negativo: ambientale ed economico e illusori impatti positivi sulle comunità interessate. Ne sanno qualcosa, oltreconfine gli abitanti di Arnoldstein, il cui comprensorio sciistico ha chiuso: fa troppo caldo, la neve naturale non c’è e i cannoni sono silenti”, scrive nel sue report Legambiente.

Gli impianti chiusi.

Non ci sono solo evidenze scientifiche; anche il lungo elenco di impianti chiusi negli ultimi 40 anni richiama la crisi in atto e la necessità di una svolta:  Lusevera – Passo di Tanamea, Collina, Verzegnis – Sella Chianzutan, Sella Nevea – pista Slalom, sciovie del Poviz, Lauco – Val di Lauco, Sappada – M. Ferro, Nevaio Siera,  Ligosullo – loc. Castel Valdajer, Claut – Loc. Tre Pini, Cimolais – Loc.  Prada, Maniago –  Monte Jouf, Ampezzo – Cima Corso, Savogna – Monte Matajur,  Prato Carnico –  Osteai, Paularo – Passo Duron, Malborghetto Valbruna – Prati Nebria ,  Pontebba –  impianto di Studena Alta, Cave del Predil –  Pista Schwandel.

“Anche l’uomo della strada, il cittadino che osserva le webcam, si accorge che nelle località turistiche di fondovalle o a bassa quota, durante l’inverno, la pioggia si accompagna sempre più frequentemente alla neve – continua Legambiente – . Nuovi impianti sotto il 1500, 1600 m sono destinati a entrare subito in “terapia assistita” con i soldi della comunità regionale. Fino quando le temperature lo consentiranno”.

Polo di Tarvisio.

Per Legambiente l’ipotizzata “nuova Pista Lazzaro”  che dal Monte Florianca scende a fondovalle, “apre una  ferita  nell’ecosistema forestale, già provato dal bostrico. Un ambiente vocato alla riproduzione e rifugio della pregiata fauna locale e prossimo a zone instabili sia dal punto di vista idro-geologico  che del pericolo valanghivo. Un’ulteriore pista di sci alpino con difficoltà eccessive rispetto alle esigenze turistiche locali, calibrate sul turismo familiare”. 

Legambiente ha espresso preoccupazione anche riguardo al nuovo impianto Lussari-Valbruna, chiedendosi quale contributo possa apportare a un territorio comunale già virtuoso nell’integrare turismo, patrimonio culturale e attività primarie. Secondo l’organizzazione, l’installazione comporterebbe ulteriore consumo di suolo attraverso l’aggiunta di infrastrutture e parcheggi, nonché inquinamento e degrado paesaggistico. In particolare, riguardo al Lussari, Legambiente ha criticato il progetto di illuminazione previsto per la pista “Di Prampero”, considerandolo un lusso superfluo, dato anche gli elevati costi energetici ad esso associati. L’organizzazione ha sottolineato che tale scelta non rispecchia un comportamento virtuoso in termini di risparmio energetico. Secondo Legambiente, il tempo serale sarebbe più adatto per i visitatori per godere delle offerte culturali ed enogastronomiche del territorio.

Polo di Sella Nevea.

Un tempo considerato, a ragione, quello in cui non mancava mai la neve, oggi per l’associazione è una spia dell’anomalo riscaldamento che colpisce l’intero arco alpino: anche il versante esposto a nord necessita di ingenti apporti energetici e idrici per il mantenimento di un sufficiente piano sciabile fino alla base. Inconcepibile quindi pensare allo sviluppo di un impianto da sci  sul versante esposto al sole sottostante Casera Crignidûl di Sopra, in vicinanza dei piani del Montasio. “L’errore compiuto negli anni ’80 con l’apertura dell’impianto Stadio dello Slalom, mai utilizzato e oggi dismesso, è ancora una ferita palesemente aperta nel bosco e nelle illusioni di sviluppo economico e turistico della zona”, spiega ancora Legambiente. 

“Si concorda sulla necessità di mantenere in buono stato il demanio sciistico esistente, quale volano turistico invernale imprescindibile per i poli montani e il relativo indotto, ma è d’altronde  necessaria una visione / revisione a medio termine del piano degli investimenti, affinché integri, nel ridisegno, gli effetti della crisi climatica in atto” – commenta Mario Di Gallo, referente di Legambiente FVG per la  Campagna Nazionale di Nevediversa.

Le richieste di Legambiente alla Regione.

Cosa chiede Legambiente alla Regione? “Al Presidente Fedriga, destinatario di una lunga  lettera che verrà recapitata oggi stesso alla sua Segreteria, di stralciare i progetti a debito certo e insostenibili da ogni punto di vista, di raccordare il programma degli investimenti di Promoturismo con la strategia regionale per lo sviluppo sostenibile e accelerare nella redazione del piano di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici” conclude Sandro Cargnelutti, Presidente di Legambiente FVG