Attesa per il verdetto sulla zona arancione in Fvg. Preoccupano l’incremento dei casi e l’occupazione dei posti letto in rianimazione

I dati sui contagi che preoccupano nell’ultima settimana in Fvg.

Lo sguardo è spostato già a domani. A quando, cioè, l‘Istituto superiore di sanità trasmetterà il consueto monitoraggio settimanale sull’andamento del contagio da Covid-19 in Italia. Qualche giorno fa, il governatore Massimiliano Fedriga ha ammesso: “Il rischio di passare in zona rossa c’è”. I numeri, soprattutto quelli relativi ai nuovi contagi, non sembrano tutti “dalla parte” del Fvg. C’è ansia, quindi, per il verdetto della cabina di regia.

Ma quali sono, oggi, le “cifre” del coronavirus in Friuli Venezia Giulia? Il quadro lo fornisce l’indagine indipendente della Fondazione Gimbe su dati Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) nel periodo dal 18 al 24 novembre. Secondo il monitoraggio, in Fvg ci sono 1.098 casi positivi ogni 100.000 abitanti, un valore in peggioramento rispetto alla settimana precedente: otto regioni, più la provincia autonoma di Bolzano, hanno dati migliori, ma tutto sommato il territorio “tiene”.

A preoccupare, invece, è l’incremento dei casi: il Fvg è l’unica regione italiana con un riscontro peggiore di quello del periodo precedente, con un 28,4% di crescita dei contagi a fronte di una media nazionale del 17,5%. In controtendenza il numero di casi testati ogni 100.000 abitati (scesi a 927), mentre il rapporto fra positivi e casi testati è del 50,2%.

E sebbene la regione sia in una situazione molto migliore rispetto a quella di altri territori, altri due parametri hanno superato la soglia “di allerta”. Il primo è quello dei posti letto in area medica occupati da pazienti Covid (44%, contro un tetto massimo del 40% e una media italiana del 51%): va detto, però che soltanto 6 altre regioni fanno meglio. Il secondo riscontro è quello relativo ai posti letto in terapia intensiva occupati da chi ha contratto il coronavirus, pari al 31% in Fvg, contro il 30% del massimo individuato dal Ministero della Salute come valore di riferimento. In questo caso, la media nazionale è molto più alta e si attesta sul 43%. Pure in questa circostanza, soltanto 5 regioni presentano un quadro migliore.

“Se da tre settimane – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che traccia un quadro sulla pandemia in Italia – si registra una riduzione dell’incremento percentuale dei nuovi casi, per la prima volta durante la seconda ondata si evidenzia la riduzione sia in termini assoluti dei nuovi casi, sia del rapporto positivi/casi testati dal 28,4% al 27,9%”. Tuttavia se nell’ultima settimana si registra un’ulteriore diminuzione dell’incremento percentuale dei nuovi casi (17,5% vs 24,4%) che si attestano a quota 216.950, la riduzione dei casi testati sfiora il 9%. Infatti, nonostante l’incremento percentuale dei casi si riduca in tutte le Regioni, il bacino degli attualmente positivi aumenta in 15 regioni.

Gli effetti delle misure di contenimento – conclude Cartabellotta – iniziano a manifestarsi anche sulle curve di ricoveri e terapie intensive, che tendono ad assumere più l’aspetto di un plateau che di un picco simile a quello registrato nella prima ondata. Per allentare la pressione negli ospedali ci vorrà quindi molto più tempo rispetto alla scorsa primavera, perché l’entità delle attuali misure di contenimento è nettamente inferiore al lockdown totale”.