Il depuratore di Lignano non funziona, le acque reflue rischiano di finire in laguna

Lo denuncia consigliere M5S Sergo che si appella alla Regione Fvg.

La metà delle acque reflue che il depuratore di Lignano dovrebbe trattare rischiano di finire nella laguna di Marano. E questo perché l’impianto della città balneare friulana “fa acqua e attualmente viene utilizzata solo una delle due linee di trattamento”. Ecco perché la Regione “deve prendere finalmente una decisione definitiva sul depuratore di Lignano Sabbiadoro”.

Ha i toni dell’appello, più che della richiesta, il messaggio lanciato dal capogruppo del Movimento Cinque Stelle, Cristian Sergo in merito al depuratore di Lignano Sabbiadoro.

“Da una ventina d’anni – così ha ricostruito la vicenda il consigliere regionale – l’impianto non è adeguato alle normative, ma si continua ad autorizzarne l’attività in deroga. Il prossimo 27 febbraio scade l’autorizzazione regionale, e andremo incontro all’ennesimo permesso provvisorio. Una situazione inaccettabile per una Regione che voglia essere ambientalmente virtuosa“.

Il problema, a sentire sia Sergo, sia l’ambientalista Marino Visintini, referente dell’Osservatorio contro le illegalità, “è che il depuratore, per usare un gioco di parole, fa acqua. Nel senso che la metà dei reflui che dovrebbe trattare rischiano di finire nella laguna di Marano. Nel 2014 ne sono stati riversati 2,5 milioni di metri cubi su un totale di 5,8 milioni – ha spiegato ancora il consigliere pentastellato – e noi ci riferiamo sempre a cifre e documenti ufficiali, quelli forniti da Arpa e dal Cafc, gestore dell’impianto”.

Per il capogruppo dei Cinque Stelle, “secondo gli enti di gestione e di controllo, questi sversamenti rappresenterebbero una percentuale irrilevante e dunque non pericolosa, pari allo 0,018% delle acque fluviali che finiscono in laguna. Ma se così fosse – si chiede provocatoriamente Sergo –, perché c’è bisogno di spendere tanti soldi per la depurazione? In sostanza, si metta l’impianto in condizioni di funzionare bene, o vi si rinunci”.

L’altro nervo scoperto riguarda appunto i problemi di funzionamento del depuratore. “Dopo i lavori realizzati nel 2015 – ha spiegato ancora Sergo – viene utilizzata solo una delle due line di trattamento, e si attende da tempo una seconda vasca di sedimentazione. Per questo motivo l’impianto funziona in misura ridotta, gestendo solo 1200 metri cubi/ora al posto dei 1800 prescritti. E anche se gli enti regionali parlano di episodici superamenti dei limiti di carica batterica nelle acque – incalza il capogruppo pentastellato – a noi risulta che siano frequenti, ovvero 10 su 25 prove effettuate dall’agenzia Arpa negli ultimi anni. Nell’agosto scorso è stato accertato uno sforamento di 16 volte rispetto ai limiti autorizzati”.

L’esponente dei Cinque Stelle ha assicurato che la sua battaglia non ha colore politico. “Ho citato solo incidentalmente l’attuale assessore all’Ambiente perché qui di politico c’è ben poco – ha aggiunto – . Se così fosse, dovrei attaccare tutti gli assessori degli ultimi vent’anni. La questione è tecnica e ambientale, ma riguarda anche il buon uso dei fondi pubblici”. E su questo l’ambientalista Visintini ha annunciato di avere interpellato anche la Corte dei Conti, oltre al Ministero dell’Ambiente.

Per Sergo, infine, esiste anche un recente problema di sversamenti che si sarebbe verificato a San Daniele del Friuli. “Il problema – ha concluso il capogruppo – è stato però minimizzato dal Cafc, gestore di quel depuratore”.