Centro migranti a Jalmicco, per l’ex caserma Lago spunta una nuova ipotesi

Invece del centro migranti, l’ex Lago di Jalmicco potrebbe diventare parco fotovoltaico.

Un parco fotovoltaico invece che un centro migranti: è questa la nuova ipotesi per il futuro della ex caserma Lago di Jalmicco di Palmanova, emersa grazie alla notizia di un interessamento per la struttura militare da parte di una società austriaca.

L’idea di un hotspot nella frazione della città stellata aveva suscitato feroci proteste sia tra i cittadini, sia da parte di diversi politici tra cui lo stesso sindaco, Giuseppe Tellini, che ha chiesto alle autorità regionali e statali di ascoltare le preoccupazioni del territorio e scartare l’opzione Jalmicco. Non solo: il primo cittadino ha anche annunciato che una società carinziana a capitale pubblico ha manifestato interesse per l’acquisizione della ex Lago con l’intenzione di farne, appunto, un parco fotovoltaico.

“Il Comune sostiene questa proposta ecologica e sostenibile – ha commentato Tellini -. La manifestazione d’interesse ora richiede che il Ministero della Difesa, il quale detiene la proprietà dell’area, valuti la proposta in modo prioritario e imparziale”.

Tellini ha inoltre comunicato di aver scritto una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nonché ad altri ministri competenti e al Presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, per chiedere il loro supporto a favore di questa iniziativa.

Riguardo al sito dell’ex caserma Vinicio Lago, Tellini ha spiegato che “l’area versa in condizioni di degrado, con la presenza di amianto, cisterne interrate non manutenute, edifici pericolanti da anni e mancanza di infrastrutture fognarie e servizi essenziali. Inoltre, va considerato che questo luogo fa parte integrante di un antico borgo abitato da una piccola e coesa comunità di circa 800 persone, che non sarebbe in grado di gestire l’impatto di un cambiamento di questa portata. Ciò altererebbe irreparabilmente la storia del luogo e le sue tradizioni sociali, creando una tensione che le autorità locali non sarebbero in grado di gestire”.