No all’ipotesi del centro migranti: la protesta a Jalmicco

Oltre 600 persone, nella piccola frazione di Jalmicco di Palmanova che conta 700 abitanti, hanno preso parte oggi alla manifestazione di protesta contro la realizzazione di un centro migranti all’ex caserma Vinicio Lago.

Hanno preso la parola il sindaco Giuseppe Tellini, il consigliere di opposizione di Palmanova Luca Marzucchi a nome di tutti i gruppi di minoranza, il portavoce del Comitato Alberto Della Piana, la consigliera del Comune di Udine Anna Paola Peratoner e i consiglieri regionali Francesco Martines, Enrico Bullian, Laura Fasiolo, tutti concordi che il sito non è idoneo e la comunità non è in grado di reggerlo. Da tutti è stato lanciato un appello al Commissario straordinario e alla Regione che ha poteri decisionali in merito, affinché ascoltino il territorio; il rischio è un escalation delle tensioni sociali.

Ad aprire il corteo i trattori degli agricoltori della zona e subito dietro il sindaco di Palmanova Giuseppe Tellini che ha spiegato i motivi del no a quel sito in una realtà come quella di Jalmicco: una struttura fatiscente in una comunità di 700 persone con pochissimi servizi.

Il corteo si è mosso dalla Piazza di Jalmicco, subito dopo la messa durante la quale è stato letto anche un messaggio di monsignor Angelo Del Zotto solidale con le preoccupazioni della popolazione. Avviata anche una raccolta firme. Già annunciate ulteriori iniziative.

“Ora l’hot spot, se confermato, diventa l’ennesima decisione imposta dall’alto, senza alcuna preoccupazione nei nostri riguardi, della nostra tradizione, della nostra storia. E ci chiediamo il perché di tanta pervicacia volontà prevaricante nei nostri confronti – fanno sapere dal gruppo Gruppo Cittadini di Jalmicco – . Siamo preoccupati per la nostra sicurezza, per la sicurezza delle nostre famiglie, dei nostri beni. L’amara percezione che è diffusa in paese è che ci troveremo con seri problemi di ordine pubblico, di decoro della nostra comunità. Sappiamo bene cosa è successo in altre realtà a cui è capitato di dover convivere con un centro di accoglienza, dove le condizioni di vita sono talmente inadeguate da esasperare gli animi sia di chi ci vive sia di chi ci convive”.