No Borders ai laghi di Fusine e polemiche. Legambiente dopo la bocciatura dell’evento: “Siamo stati minacciati”

L’associazione aveva assegnato la bandiera nera ai concerti a Tarvisio.

Dopo aver assegnato la Bandiera Nera e dopo aver incassato addirittura “una minaccia di querela e una inverosimile richiesta di risarcimento” da parte del presidente del Consorzio di promozione turistica del tarvisiano, Claudio Tognoni, Legambiente Fvg torna a criticare l’organizzazione dei concerti del festival “No Borders” ai laghi di Fusine a Tarvisio.

Il Parco naturale dei Laghi di Fusine.

Lo fa riprendendo in mano l’istituzione del primo “Parco naturale” del Friuli, creato nel 1971 nell’ambito dei Laghi di Fusine, luogo ritenuto “un esempio fra i più nobili e i più puri, per la delicata ed aspra bellezza del suo paesaggio e per la scarsa antropizzazione dei suoi componenti”.

“Un noto estremista ambientalista – scrive Legambiente – che rispondeva al nome di Antonio Comelli, all’epoca assessore regionale all’agricoltura, alle foreste e all’economia montana ed in seguito ricordato come il presidente della ricostruzione, nell’esprimere l’orgoglio per l’iniziativa, manifestava anche la preoccupazione che visitatori egoisti, pigri, rumorosi, disordinati potessero compromettere gli equilibri naturali della località”.

Non a caso il regolamento per la fruizione a fini ricreativi del Parco, approvato nel maggio del 1973 dall’Azienda regionale delle Foreste, vietava, con tanto di indicazione di articoli del codice penale che sarebbero stati violati, azioni come “allestire attendamenti”, “gettare a terra ed in acqua rifiuti di qualsiasi genere” e “accendere radio, giradischi ed altri strumenti sonori”.

Le immagini del prima e dopo i concerti.

“Oggi che i Laghi di Fusine sono un sito di interesse comunitario riconosciuto dall’Unione Europea – continua Legambiente –, a qualcuno sembra però del tutto normale allestire per un paio di settimane un palco e una platea con centinaia di poltroncine e ospitare una serie di concerti con gruppi neanche tanto fracassoni, ma dotati comunque di vari watt di amplificazione. Banalizzare, riducendola a stadio, una splendida località naturale che diventa semplice sfondo per l’esibizione dei musicisti nell’ambito del No Borders Music Festival, non ci è sembrata fin da subito una bella idea”.

A conferma di questo, Legambiente diffonde delle immagini scattate prima e dopo i concerti del 28 luglio e del 7 agosto del 2020. “Il presidente del Consorzio turistico Tognoni – fa sapere l’associazione ambientalista – si è ritenuto offeso per questo e per la successiva attribuzione di una bandiera nera e ha affermato che i prati attorno al Lago Superiore sono stati perfettamente ripuliti, ammettendo implicitamente che erano stati abbandonati dei rifiuti. Ora il punto è proprio questo: il Sic dei Laghi di Fusine non può essere considerato alla stregua di una qualsiasi piazza o via cittadina, che si può sporcare e poi si passa a ripulire. Non si deve sporcare e basta e se qualcuno lo fa vanno applicate le sanzioni indicate dall’apposito cartello posizionato in loco”.

La proposta di un’alternativa e la minaccia di querela.

Chiarito questo, Legambiente ribadisce di non “avere niente contro l’organizzazione di eventi e spettacoli di qualità, anzi, riteniamo giusto ed importante che anche a coloro che vivono nei territori periferici, come la nostra montagna, sia data questa opportunità. Ci sono, però, modi e luoghi adatti perché questo accada”.

Da qui la proposta di Legambiente al No Borders di organizzare i concerti non ai Laghi di Fusine, ma sui prati falciati della parte finale delle piste da sci che scendono dal Monte Priesnig. “Si tratta – spiega ancora Legambiente – di un anfiteatro naturale, che non richiederebbe il posizionamento di poltroncine e potrebbe sfruttare gli ampi parcheggi esistenti e la facilità di allacciamento anche per la collocazione del palco e di altri servizi. Oltretutto le attività commerciali e gli esercizi pubblici della cittadina ne ricaverebbero un diretto vantaggio”.

Invece di una risposta, se non altro per spiegarci come mai questa ipotesi non sia stata stranamente presa finora in considerazione – concludono da Legambiente Fvg –, abbiamo ricevuto una minaccia di querela ed una inverosimile richiesta di risarcimento”.