Campo rom, già rotto il contatore che doveva eliminare gli sprechi

Il campo nomadi Villaggio della Solidarietà di Castel Romano in via Pontina, sequestrato dagli agenti del Reparto Tutela Ambientale e Urbanistica della Unità operativa Sicurezza Pubblica Emergenziale e del Comando Generale della Polizia Locale di Roma Capitale, Roma, 16 luglio 2020. ANSA/ANGELO CARCONI

Era stato appena posizionato lunedì 30 maggio, e quel giorno era antrato in funzione sotto indicazione del Comune. Il riduttore dell’acqua era installato al campo nomadi di via Monte Sei Busi a Udine, con la funzione di controllare e dimezzare i consumi dell’acqua degli abitanti del campo. Il tutto per evitare gli eccessi sprechi che si erano verificati. Ma venerdì 3 giugno, dopo appena 4 giorni il contatore è già stato rotto. E con lui la telecamera di sorveglianza installata per controllare quel tombino, a cui è stato dato fuoco.

Stando alla denuncia dell’assessore alla sicurezza Alessandro Ciani il campo rom si “beve” 100 mila litri d’acqua al giorno. E sembra che lo scorso anno il Comune abbia pagato 26 mila euro per il consumo che arriva proprio dal campo. Il comune aveva quindi installato il contatore stimando 50 litri al giorno a persona. Quello che si era sottolineato è che non si voleva chiudere i rubinetti, ma solo dare limite all spreco. L’alternativa era, come era stata presentata ai nomadi, durante un incontro, installare un contatore proprio e pagare l’acqua effettivamente consumata, come ogni famiglia.

Venerdì 3 però è arrivata la risposta: il riduttore è stato manomesso e la telecamera che doveva controllare era stata completamente bruciata . Quando la polizia locale ha tentato di intervenire è stata aggredita, insieme al personale del Comune lì presente. “Questi zingari non l’avranno vinta, non hanno diritto di consumare come fossero i fruitori di una psicina olimpica e saremo lì ogni giorno a denunciare questi comportamenti e a reinstallare nuovamente i riduttori”, sono le parole di Alessandro Ciani.