Celebrati i 100 anni del Tempio Ossario di Udine.
Questa mattina si è svolta la cerimonia per celebrare il centenario dalla posa della prima pietra del Tempio Ossario di Udine, simbolo imponente e suggestivo della memoria storica cittadina e nazionale. Eretto nel 1925 per custodire le spoglie dei caduti italiani nella Prima Guerra Mondiale, il monumento raccoglie oggi oltre 21.500 vittime del primo conflitto globale e 300 caduti della Seconda Guerra Mondiale.
Memoria storica e simbolo di gratitudine.
“Il Tempio Ossario è un simbolo della nostra memoria storica e della nostra gratitudine verso i soldati caduti che riposano qui. Esprimo la mia doverosa riconoscenza verso tutti coloro che hanno combattuto e sono caduti per la nostra patria“, ha sottolineato il consigliere regionale della Lega Fvg, Elia Miani, portando il saluto istituzionale alla cerimonia.
Miani ha ricordato la storia dell’imponente struttura di Piazzale XVI Luglio: “Inizialmente progettata come tempio votivo su idea di don Arturo Cossettini, venne poi trasformata in tempio ossario. Nella cripta sotto la Chiesa sono state riunite le salme delle vittime del primo conflitto, che prima erano sparse nei cimiteri del nostro territorio. L’edificio, con la cupola alta 62 metri e progettata dagli architetti Alessandro Limongelli e Provino Valle, è stato completato nel 1940 prima di accogliere i 300 caduti del secondo conflitto mondiale”.
“Così Udine è diventata capitale della memoria della guerra. Il Tempio Ossario, con la sua imponenza, sembra guardare Udine dall’alto e ci ricorda il sacrificio di chi è venuto a mancare combattendo per la nostra libertà. Questo luogo trasuda storia ed è diventato punto di riferimento per tutti i cittadini udinesi e friulani”, ha aggiunto Miani.
“Una ferita incisa nella pietra”.
La cerimonia ha visto anche l’intervento del vicesindaco di Udine Alessandro Venanzi, che ha collegato il significato storico del Tempio alle sfide del presente: “Questo Tempio non è solo un monumento. È una ferita incisa nella pietra, ma anche un’eredità viva, che ci interpella ogni giorno. Le oltre 21.000 spoglie custodite qui non sono numeri, ma vite, storie e sacrifici che devono continuare a parlare alle nostre coscienze. Rappresentano una parte del più ampio tributo pagato dal nostro Paese: oltre 650.000 morti italiani nella Prima Guerra Mondiale. È nostro dovere non dimenticare, ma anche domandarci cosa stiamo facendo oggi per evitare che quel sacrificio sia stato vano”.
Una riflessione sul presente.
Venanzi ha inoltre evidenziato il legame tra memoria e contesto contemporaneo: “A cento anni da quel gesto fondativo, ci troviamo davanti a un mondo che sembra aver smarrito le lezioni del Novecento. Con oltre cinquanta conflitti attivi — dall’Ucraina al Medio Oriente — il valore della pace viene minacciato ogni giorno. Le istituzioni internazionali faticano a far valere il diritto, e la logica della forza torna a imporsi. È in questo scenario che luoghi come il Tempio Ossario assumono un significato ancora più profondo: ci ricordano che la pace non si eredita, si costruisce. E che ogni generazione ha il compito di difenderla, anche quando sembra lontana”.
“La memoria non è un gesto rituale. È una scelta consapevole. È un dovere civico. Ed è anche un atto politico, nel senso più alto del termine. Significa decidere da che parte stare: dalla parte della Costituzione, che ripudia la guerra. Dalla parte del dialogo tra i popoli. Dalla parte di chi sceglie la diplomazia, il rispetto e la cooperazione invece dello scontro. Questo è l’impegno che oggi, da questo luogo, dobbiamo rinnovare — come città, come istituzioni, come comunità”, ha concluso Venanzi.
La cerimonia è stata accompagnata dall’apertura di una mostra fotografica dedicata al Tempio Ossario e alla sua evoluzione nel corso dei cento anni, con immagini storiche, testimonianze e materiali d’archivio che raccontano la storia del monumento e della città di Udine.