Pochi alloggi pubblici e affitti cari, gli studenti piantano le tende in viale Ungheria

Protesta degli studenti a Udine per avere più alloggi pubblici.

La protesta degli studenti approda in viale Ungheria a Udine, dove gli universitari hanno montato le tende ed esposto cartelli per chiedere più alloggi pubblici sotto la sede della ex Casa dello Studente chiusa da fine 2017. Al centro della manifestazione, come in altre parti d’Italia, il nodo del caro affitti che pesa sui fuori sede e la scarsità di posti messi a disposizione dall’Ardis.

“Siamo stufi di essere presi in giro: chiediamo tavoli congiunti che vedano anche la nostra partecipazione assieme a quella di Comune, Università e Regione, da due anni – ha detto Ambra Canciani, coordinatrice dell’Unione degli universitari -. Stiamo chiedendo risposte sulla Casa dello Studente dalla sua chiusura nel dicembre 2017 e oggi siamo stufi di continuare a chiedere e non ottenere nulla, solo risposte poco concrete“.

“Nessuno ci ha dato i numeri reali su quello che è l’investimento che dovrebbe fare l’amministrazione pubblica su questa struttura – ha continuato -. Il problema degli affitti è reale e lo viviamo sulla nostra pelle, su quella della nostra famiglia e di tutta la cittadinanza. Non è possibile pagare a Udine 350 euro per una stanza singola. Siamo disposti a valutare un immobile, ma solo se di proprietà pubblica, solo quando sarà convocato il tavolo e verranno snocciolati i numeri, altrimenti continueremo a chiedere i 280 posti della Casa dello Studente di viale Ungheria”.

A spiegare perché le soluzioni trovate in questi anni, come i posti per gli studenti a Casa Burghart, non vadano bene è Martina Gubertini, rappresentante al Comitato degli Studenti dell’Ardis: “Ha 93 posti contro i 286 della struttura di viale Ungheria – ha specificato -, inoltre bisogna arrangiarsi con un contributo affitti che non rispecchia più i prezzi delle locazioni in città e, infine, si tratta di una struttura privata”.

“Il 75% dei fondi del Pnrr sono spesi per utilizzare posti privati, come accade a Udine – ha sottolineato -. Si tratta di una spesa, non di un investimento pubblico. Chi resta fuori, forse sarà inserito nella struttura Camplus (quella di via Manin): abbiamo visto i prezzi sul sito e parliamo di 14mila euro per 11 mesi una singola a Firenze. A Padova, si va dai 650 agli 850 al mese. In queste strutture saranno inseriti studenti che hanno diritti al servizi dell’Ardis che dovrà coprire la differenza su quei soldi. Ci pare improponibile una risposta di questo genere di fronte a una struttura, una delle più grandi della città, che rimane inutilizzata: è un problema anche della cittadinanza che non venga utilizzata”.

Anche il vicesindaco di Udine, Alessandro Venanzi, ha incontrato gli studenti in protesta a cui ha comunicato che il Comune si mette a disposizione per collaborare con l’Università e la Regione per individuare velocemente una soluzione, “dal momento che Casa Burghart aumenta i costi e diminuisce gli spazi rispetto alla Casa dello Studente di viale Ungheria”.

L’Ardis, dal canto suo, ha fatto sapere di aver sempre avuto un dialogo con gli studenti e che, su residenzialità e struttura di viale Ungheria, “si tratta di condividere un percorso che deve coinvolgere tutti i soggetti, non solo l’Ardis”. L’agenzia regionale per il diritto allo studio ha sottolineato che Casa Burghart è stata l’unica opportunità che si è presentata l’anno scorso ed è stata subito messa a disposizione degli studenti. “Abbiamo prelazioni con chi andrà a gestire la nuova residenza creata in via Manin e, con altro che troveremo, saremo in grado di dare risposta a tutte le esigenze alloggiative degli studenti. Tra i nostri richiedenti non abbiamo nessuno che non abbia avuto risposta”.