“Tutte le vite valgono”, il sit in davanti alla Prefettura sul dovere dell’accoglienza

Sit in davanti alla Prefettura di Udine.

Migranti concentrati in alcune aree, tempi lunghi per il diritto d’asilo, persone che dormono in strada, mancanza di un piano di trasferimenti: è su questi nodi che alcune realtà del terzo settore hanno voluto attirare l’attenzione, stamattina, con un sit in di protesta davanti alla Prefettura di Udine (ma una analoga iniziativa è stata messa in atto anche a Pordenone), al grido di “Tutte le vite valgono”.

La manifestazione è stata organizzata da Rete Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale Friuli Venezia Giulia, Centro di Accoglienza Ernesto Balducci Zugliano, Centro Misericordia e Solidarietà, Donne in Nero Udine, CGIL Udine, Legambiente FVG, Oikos Onlus, Rete Radié Resch, Time for Africa.

“Questo evento – hanno spiegato gli organizzatori -, è stato creato per denunciare la grave situazione presente anche a Udine che riguarda l’arrivo di numerosi richiedenti asilo provenienti dalla Rotta balcanica i quali hanno diritto di accedere alla protezione internazionale, ma non riescono ad essere ricevuti in tempi brevi dalla Questura per la loro segnalazione”.

A questa criticità, per i promotori dell’iniziativa se ne aggiungo altre, come “l’irragionevolezza di scelte politiche che da anni privilegiano la concentrazione dei richiedenti asilo in grandi aree come quelle della ex Caserma Cavarzerani, dove centinaia di persone regolarmente ospitate – oggi 540 – vivono ammassate in condizioni di precarietà e disagio, a cui secondo fonti ufficiose se ne aggiunge un altro centinaio durante la notte”.

E ancora, “l’assenza di progetti per l’accoglienza diffusa che favoriscono l’integrazione nel tessuto sociale circostante, come quelli previsti dal Sistema Accoglienza Integrazione (SAI), rispetto al quale Udine e l’intero Friuli Venezia Giulia si collocano agli ultimi posti in Italia”; “la mancanza di un piano sistematico di trasferimenti dei richiedenti asilo provenienti dalla Rotta balcanica verso altri territori, piano attivato a singhiozzo in Friuli Venezia Giulia che per questo precipita in situazioni di emergenza, nel ritardo e nell’inadempienza degli interventi istituzionali”.

C’è poi la questione dei “migranti che dormono in strada, come accade nell’area ferroviaria di Via Buttrio, in situazioni di degrado e di abbandono, in mancanza di strutture di accoglienza di prima soglia, capaci di dare riparo e servizi essenziali alle persone”; e infine, “le inaccettabili file di donne e uomini stranieri davanti alla Questura di Udine, costretti ad attese estenuanti per richiedere il rilascio o il rinnovo di documenti essenziali per il proprio lavoro, la propria vita e quella delle loro famiglie”.

Per questo, gli organizzatori chiedono alle istituzione del territorio, Prefettura, Questura e Comune di Udine, “di assumere precise responsabilità e di dare, nella diversità dei ruoli e
dei mandati, risposte urgenti per cambiare lo stato delle cose”.