Comunità montana, l’appello dei giovani: “Ora rimbocchiamoci le maniche”

L’appello dei giovani amministratori della Carnia.

Lo statuto che sancisce, per prima, la Comunità di montagna della Carnia è realtà. I sindaci dei comuni coinvolti hanno votato all’unanimità la nuova carta. Ora, però, è tempo di rimboccarsi le maniche per un “un nuovo slancio per la Carnia e il territorio montano”. Perché “se non saremo capaci di cogliere e vincere questa sfida, tra qualche decennio qualche sindaco potrà dire, a ragione, che la Carnia è morta”.

Parte da qui l’accorato appello lanciato da sedici giovani amministratori di diversi Comuni. Giovani che “hanno scelto di restare in Carnia e di impegnarsi nell’amministrazione della cosa pubblica. Ora – scrivono nell’appello – la differenza la farà la politica. Crediamo fortemente che non basti più avere un ente territoriale intermedio come mero erogatore di servizi. Pur ritenendo l’organizzazione delle prestazioni che i Comuni forniscono ai cittadini una questione rilevante, crediamo che si debba cambiare passo rispetto a ciò che è stato attuato fino ad oggi. La popolazione invecchia, ci sono sempre meno famiglie, i giovani fuggono e da anni non si attuano politiche incisive per la nascita di nuove imprese nel contesto montano o, più in generale, di sostegno all’occupazione, evidenziando come la Carnia non sia più centrale nelle strategie regionali. Questo problema, certamente meno evidente nei comuni a valle, diviene diffuso e pressante nelle zone più periferiche. Sono tematiche che non si possono demandare ai singoli Comuni, ma non si può nemmeno attendere sempre la Regione o lo Stato”.

La Comunità Carnica, citata nel preambolo dello statuto, nasceva infatti proprio per questo. Voglia e necessità di autogovernarsi e autodeterminarsi. “Dobbiamo necessariamente recuperare quello spirito – proseguono –, con politiche di ampio respiro, sviluppando un nuovo paradigma tra i Comuni alti e il fondovalle, sia nella gestione dei servizi, sia nel sostegno alle imprese, ritornando protagonisti delle politiche sulla montagna messe in atto dalla Regione, anche attraverso una più importante sensibilizzazione dell’opinione pubblica”.

Molte, per i giovani amministratori, vicesindaci, consiglieri comunali o assessori, sono le potenzialità da cogliere. “Pensiamo ad esempio – chiariscono nella lettera – alla necessità di una copertura completa dei nostri comuni con la fibra ottica, al rilancio delle bellezze delle nostre montagne, propendendo per un turismo sostenibile e non di massa. Riteniamo che il lavoro sulla cultura debba trovare un respiro ampio, instaurando un dialogo tra passato e presente. In quest’ottica anche gli istituti scolastici devono essere visti come una rete aperta in costante collegamento col tessuto territoriale. A fianco di ciò – concludono – vanno messe in atto tutte le possibili azioni contro la dispersione scolastica e il sapere conseguente va poi legato e finalizzato alla costruzione di opportunità lavorative e di nuove imprenditorialità.