Il comunicatore donato alla Terapia Intensiva di Tolmezzo.
Restituire una voce a chi non può parlare: è questo l’obiettivo concreto del progetto sperimentale portato avanti dalla Medicina d’Urgenza e Terapia Intensiva del Presidio Ospedaliero di Tolmezzo. Nei mesi scorsi, grazie alla donazione dei Lions della Zona E del Distretto 108Ta2, il reparto ha ricevuto un innovativo comunicatore alternativo denominato Dico1000, uno strumento pensato per i cosiddetti pazienti “voiceless”, ovvero coloro che, per intubazione, paralisi o gravi deficit neurologici, perdono la capacità di esprimersi verbalmente.
Il progetto sarà esposto al congresso nazionale SIAARTI (Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva) di Roma, a ottobre, come esempio di buona pratica in ambito sanitario, dimostrando come la tecnologia possa rendere le cure più umane e inclusive.
Un impegno per l’umanizzazione delle cure
Il Dico1000 è già operativo nei reparti di Terapia Intensiva e Area di Emergenza del nosocomio tolmezzino. “L’obiettivo primario è restituire autonomia e dignità ai pazienti che non possono comunicare – spiega il team medico – migliorando il benessere emotivo e facilitando il percorso di cura”. L’esperienza del personale, composto da medici, infermieri e operatori socio-sanitari, è stata determinante per valutare i vantaggi e le potenzialità dello strumento.
Risultati promettenti nella sperimentazione
L’esperienza pilota ha coinvolto tre pazienti con profili clinici diversi: un paziente tetraplegico, uno con trisomia e gravi problemi comunicativi e uno in fase di recupero dopo un’emorragia cerebrale. Durante la sperimentazione sono stati osservati l’utilizzo, l’efficacia e l’impatto dello strumento sulla qualità della comunicazione tra medici e infermieri, la compliance alle terapie e il benessere dei pazienti.
Il Dico1000 si è distinto per la facilità d’uso e la flessibilità, consentendo risposte rapide e una maggiore soddisfazione dei pazienti. Il progetto ha previsto anche la sperimentazione del Tobii Dynavox I-16™, più sofisticato e versatile, ma con costi elevati e procedure di installazione più complesse.
Complessivamente, l’introduzione di entrambi i sistemi ha permesso di migliorare l’aderenza terapeutica, la rapidità delle risposte cliniche e il benessere emotivo dei pazienti. L’esperienza ha evidenziato l’importanza di una formazione adeguata del personale per sfruttare appieno il potenziale dei sistemi di comunicazione aumentativa e alternativa (CAA).
Il congresso nazionale della SIAARTI sarà l’occasione per presentare questi risultati e condividere un modello che, secondo gli organizzatori, può essere replicato anche in altre strutture, contribuendo a rendere più umane le cure intensive in Italia.