Raccolte 20mila firme per riavviare la Clinica Senologica di Tolmezzo

Presidenti, consiglieri e promotori al termine della consegna della petizione

La petizione per salvare Senologia a Tolmezzo.

Sono quasi 20.000 le firme di cittadini che chiedono il riavvio immediato dell’attività di Senologia all’Ospedale di Tolmezzo. Non è solo una questione di servizi, ma di accessibilità e dignità per i cittadini della montagna e delle aree interne. A farsi portavoce di questa mobilitazione imponente, partita dal basso, sono il Comitato Andos di Tolmezzo e l’Associazione Oncologica Alto Friuli.

La petizione, presentata ieri in Consiglio regionale, punta il dito contro quello che viene definito un “nodo amministrativo” che nel novembre 2024 ha portato all’accorpamento dell’attività in un’unica sede: l’Ospedale di San Daniele.

Il paradosso del “nodo amministrativo”.

Il cuore del problema sta in un paradosso burocratico spiegato chiaramente dalle prime firmatarie: Silvia Cotula, presidente dell’Associazione Oncologica Alto Friuli, e Sonia Piller Roner, presidente del Comitato di Tolmezzo dell’Associazione Nazionale Donne Operate al Seno (Andos).

“Alla base della decisione di Asufc vi è la modalità di conteggio da parte di Agenas del numero annuo di operazioni richieste a garanzia della sicurezza dei pazienti,” hanno spiegato. “Una modalità che non permette di sommare gli interventi eseguiti nei due ospedali di Tolmezzo e San Daniele sebbene ad operare siano gli stessi chirurghi in entrambe le sedi“.

In sostanza, la stessa équipe opera in due sedi, ma i numeri per raggiungere la soglia di sicurezza minima (imposta dall’Agenas) non vengono sommati, condannando di fatto le strutture più piccole e decentrate alla chiusura.

Le richieste alla Regione.

Secondo i promotori, questo meccanismo non solo penalizza le donne della Carnia, costrette a lunghi e faticosi spostamenti, ma rischia di innescare una pericolosa reazione a catena portando ad altre chiusure e accorpamenti. Per questo motivo, la petizione non si ferma alla richiesta di riapertura, ma chiede alla Regione Friuli Venezia Giulia di individuare misure compensative immediate per bilanciare il disagio alla popolazione, con particolare attenzione al tema cruciale dei trasporti per chi deve raggiungere San Daniele.

L’impegno del Consiglio regionale

La mobilitazione ha ottenuto attenzione bipartisan. Alla consegna della petizione, infatti, erano presenti numerosi consiglieri di maggioranza e minoranza: Manuela Celotti, Massimo Mentil e Laura Fasiolo (Pd), Stefano Mazzolini (Fedriga presidente), Emanule Ferrari (Lega), Simona Liguori (Patto per l’Autonomia-Civica Fvg) e i membri del Gruppo Misto Serena Pellegrino, Rosaria Capozzi e Furio Honsell.

Il Presidente del Consiglio regionale, Mauro Bordin, ha sottolineato la complessità del tema: “Il tema dell’organizzazione sanitaria e del suo impatto sui territori è centrale. Sappiamo che trovare il giusto equilibrio non è semplice, soprattutto in una realtà complessa come il Friuli.”

Bordin ha assicurato che la petizione “sarà portata all’attenzione della Terza Commissione consiliare, dove sarà valutata con la massima serietà,” concludendo con l’auspicio che i processi di riforma “possano risultare il meno impattanti possibile per i territori, salvaguardando sempre la sicurezza del paziente, e che le aziende sanitarie continuino a mantenere alta l’attenzione sulle esigenze delle comunità locali.”