Farmaci scaduti e poco igiene, controlli in Friuli nelle strutture per anziani

I controlli nelle strutture per anziani del Friuli.

Il perdurare dello stato di emergenza sanitaria richiede, costantemente, la prosecuzione di mirate verifiche dei carabinieri NAS sulla corretta erogazione dei servizi di cura ed assistenza a favore delle persone anziane e disabili ospitate presso cliniche e strutture a loro dedicate.

I controlli della campagna di controlli.

Con queste finalità, nella prima decade di maggio è stata realizzata, d’intesa con il Ministero della Salute, una campagna di controlli condotta nell’intero territorio nazionale che ha interessato la verifica di 572 strutture sanitarie e socio-assistenziali, constatando irregolarità presso 141 di esse, pari al 25% degli obiettivi ispezionati. Le ispezioni hanno determinato la contestazione di 197 violazioni penali ed amministrative, per un valore di 43 mila euro, deferendo all’autorità giudiziaria 36 persone e segnalandone ulteriori 136 alle autorità amministrative.

Anche il Friuli Venezia Giulia è stato oggetto dei controlli. I carabinieri NAS, guidati dal comandante Fabio Gentilini, hanno verificato 23 strutture, 3 a Trieste, 11 a Udine, 3 a Gorizia e 6 a Pordenone. A livello provinciale è stata contestata una violazione penale in una struttura della zona di Palmanova, nella quale sono state trovate alcune scatole di farmaci scaduti, e due amministrative. In un caso, in una struttura del Cividalese, per alcune carenze igieniche nella mensa, che ha portato ad elevare una sanzione di 2000 euro. Nell’altro caso, nella zona di Latisana, è stata rilevata della carenza igienica nella struttura.

A livello nazionale accertamenti hanno evidenziato anche criticità importanti circa il livello di assistenza fornito agli ospiti. In primo luogo è emersa la presenza di operatori sanitari e personale addetto alle strutture risultati privi di copertura vaccinale, divenuta obbligatoria da aprile scorso. Tale fenomeno, riscontrato in almeno 42 strutture socio-sanitarie in varie province per complessivi 87 tra infermieri, fisioterapisti, operatori socio-assistenziali e restante personale destinato al contatto diretto con gli anziani, rappresenta un potenziale anello di debolezza nella strategia di tutela al possibile contagio degli anziani ospiti, proprio in un periodo di riapertura delle visite esterne dei familiari.