Compravendita di Mandragora, indagini in casa Udinese: cosa viene contestato

L’inchiesta sul passaggio Rolando Mandragora dalla Juventus all’Udinese.

L’Udinese al centro di un inchiesta coordinata dalla Procura di Udine sulla compravendita di Rolando Mandragora. L’ex giocatore della Juventus, passato al club friulano nel 2018 e attualmente alla Fiorentina, è diventato il protagonista di una vicenda che coinvolge i vertici delle due società e che al momento contempla tre ipotesi di reato: falso in bilancio, ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità di vigilanza e dichiarazione fraudolenta mediante documenti falsi.

Le perquisizioni effettuate il 3 novembre scorso presso la sede dell’Udinese calcio hanno delineato i contorni di questa nuova indagine, focalizzata sulle presunte plusvalenze nei bilanci di diverse società sportive. La questione, partita da Torino, si è estesa alle altre città italiane coinvolte.

Cosa viene contestato all’Udinese.

Gli inquirenti ritengono che a monte dell’operazione ci sia stata un’intesa tra i dirigenti dell’Udinese e quelli della Juventus, con l’Udinese che avrebbe inserito nel bilancio dati non veritieri relativi all’acquisto di Mandragora. L’accusa si basa sull’iscrizione di un valore di 20 milioni di euro nelle immobilizzazioni materiali, riferito ai diritti sportivi di Mandragora, che secondo l’ipotesi non spettavano all’Udinese. Inoltre, nel conto economico sarebbero presenti ammortamenti riferiti al giocatore anch’essi non dovuti. La questione principale sembra essere il patto sottoscritto tra i club, che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato un obbligo irrevocabile della Juventus di esercitare il diritto di opzione per riacquistare Mandragora.

L’ipotesi di evasione fiscale emerge in relazione alle dichiarazioni dei redditi dell’Udinese, che avrebbe indicato nella detrazione delle quote di ammortamento, pari a 6,6 milioni di euro, una cifra considerata fittizia dalla Procura che stima che ciò abbia causato un’evasione fiscale di quasi 1,6 milioni di euro.

L’indagine è ancora nella fase preliminare, e il procuratore capo di Udine, Massimo Lia, spiega che le perquisizioni hanno lo scopo di acquisire dati contabili utili a comprendere come l’operazione sia stata gestita e se ci siano reati contestabili. Gli avvocati della difesa sostengono la regolarità dell’operazione, mentre l’Udinese e il suo vicepresidente mantengono il silenzio stampa sulla vicenda.