Cala il consumo di latte in Friuli, gli allevatori in allarme

Importante consumare latte made in Italy.

Allevatori friulani in allarme per l’impatto che l’epidemia di coronavirus sta avendo sulle stalle della regione. Il calo dei consumi di latte e di prodotti lattiero-caseari si è già fatto sentire e rischia d’incidere nei prossimi giorni ancor più pesantemente sulla zootecnia.

Sono numerose le stalle che in queste ultime ore si sono trovate a non saper che fare del proprio latte: il calo della richiesta, specie da parte della ristorazione e dei bar, ha infatti portato i caseifici ad accogliere minori quantità di materia prima. Un campanello d’allarme che rischia di trasformarsi in uno tsunami per il settore, a meno non vengano prese misure urgenti.

A invocarle è il direttore dell’associazione allevatori Fvg, Andrea Lugo, che chiede al Governo di bloccare le importazioni di latte estero. Dopo l’appello dell’assessore regionale alle risorse agricole, Stefano Zannier, che ieri ha chiesto ai consumatori di acquistare latte italiano, Lugo rilancia invitando il Governo ad adottare, subito, misure protezionistiche per un settore che è di suo in difficoltà.

“Il Governo deve fare in fretta – afferma Lugo -. Limiti o addirittura vieti, almeno temporaneamente, le importazioni di prodotti e materie prime alimentari”. Con poco più di 900 stalle, in costante calo per via della crisi del settore, il Friuli produce circa 2,6 milioni di quintali di latte l’anno, in quantità e qualità sufficienti a coprire temporaneamente i fabbisogni locali.

Consumare latte made in Italy è un primo passo, importante, ma insufficiente se non si ferma l’importazione del latte estero. Tonnellate di materia prima che entrano dalle nostre frontiere mentre il latte italiano, quello prodotto nella pianura padana, rischia d’essere buttato. “Ci vuole un patto per il Made in Italy – conclude Lugo -. Un patto tra istituzioni, mondo agricolo, industriale e della grande distribuzione. Dobbiamo fare squadra e valorizzare la nostra materia prima per garantire liquidità e futuro alle aziende zootecniche”.