Ripartono i licenziamenti da fine giugno, 20mila posti di lavoro a rischio in Fvg: “Servono riforme”

Lo sblocco dei licenziamenti in Fvg.

Niente proroga per il blocco dei licenziamenti in Friuli Venezia Giulia. Lo ha stabilito il governo, che ha confermato nel 30 giugno la data alla quale si potranno congedare i lavoratori, e non il 28 agosto come ventilato.

In Friuli Venezia Giulia, come anticipano Cgil, Cisl e Uil, soprattutto nel tessuto dell’artigiano e delle Pmi ci sarebbero dai 15 ai 20mila lavoratori a rischio licenziamento qualora blocco, ammortizzatori passivi e politiche attive non dovessero ripartire. “È difficile capire come si muoveranno le aziende in Fvg alla luce di queste nuove disposizioni – analizza Alberto Monticco, segretario generale Cisl Fvg -. Come Cgil, Cisl e Uil auspicavamo che il blocco dei licenziamenti fosse prolungato almeno fino al 31 ottobre, anche se la misura migliore sarebbe stata quella di procrastinarlo a fine pandemia”.

L’opinione dei sindacati.

Quali ora le soluzioni? “Servono una riforma rapida degli ammortizzatori sociali e la partenza di politiche attive degne di tale nome. Queste azioni – aggiunge Monticco – sarebbero potute essere messe in pista anche prima del Covid, anche per evitare che i lavoratori a pagare la mancanza dell’avvio di queste riforme”.

Sono almeno 2.500, ma potrebbero quasi raddoppiare nello scenario più negativo, i posti a rischio nel manifatturiero del Friuli Venezia Giulia in mancanza di una proroga degli ammortizzatori e del blocco dei licenziamenti oltre al 30 giugno. E contraccolpi ben più pesanti, con una forbice stimata tra 5mila e 10mila ulteriori posti a rischio, si avrebbero nel terziario, il settore più esposto alla crisi, in particolare nell’ambito del turismo e del commercio, se non potessero contare sulle ulteriori 28 settimane di ammortizzatori confermate invece dal decreto. Le stime sono della Cgil Friuli Venezia Giulia, diffuse oggi dal segretario regionale Villiam Pezzetta, che esprime tutta la delusione del sindacato per un provvedimento che “disattende in pieno – spiega – le richieste avanzate al tavolo da Cgil, Cisl e Uil e che risulta nettamente sbilanciato sulle posizioni espresse dal mondo imprenditoriale”.

“Quella che stiamo vivendo – spiega Pezzetta – è una situazione che fa sì finalmente intravedere dei forti segnali di fiducia per quanto riguarda l’andamento dei contagi, ma ancora fortemente condizionata dall’evoluzione dello scenario e incerta nelle prospettive di ripresa, anche per i settori che fin qui hanno retto meglio, come buona parte del manifatturiero. Tante le variabili da considerare, non ultime le tensioni sui costi delle materie prime e dei componenti che stanno segnando l’attuale fase, e troppe le incertezze che ancora gravano sulle prospettive di ripresa dei settori finora più penalizzati, come il commercio e il turismo. Se questi ultimi potranno giustamente contare su ulteriori 28 settimane di ammortizzatori, e sulla proroga a fine anno del blocco e dei licenziamenti, appare azzardato e ingiustificato negare tale proroga al manifatturiero, che a partire da luglio si troverà senza coperture. Scelta sconcertante, questa, anche alla luce degli ingenti sostegni garantiti alle imprese, almeno 40 miliardi tra ristori e altre misure, senza considerare il credito agevolato”.

La voce delle imprese.

Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine, sottolinea come sia “importante, in questo momento, distinguere le diverse situazioni e iniziare a pensare ad ammortizzatori universali, ma con prestazioni, contribuzioni e finanziamenti diversificati anche in base ai settori della nostra economia. Bisogna inoltre dividere le politiche per il lavoro, che devono essere uguali per tutti, dalle politiche di contrasto alla povertà”.

Bisogna essere pragmatici, non ideologici. Il tema dello sblocco dei licenziamenti – che prima o poi deve avvenire, perché non si può andare avanti all’infinito in una logica emergenziale e con un sistema ingessato – deve assolutamente essere affrontato in un’ottica complessiva, che riguarda la riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro, puntando a valorizzare il capitale umano e l’aumento dell’occupabilità delle persone”, conclude Mareschi Danieli. Migliaia di lavoratori in Fvg, intanto, sono con il fiato sospeso.