Pil, investimenti, consumi e famiglie: cosa bisogna aspettarsi per il 2023 in Friuli

Le previsioni: che 2023 sarà per il Friuli.

Pil, investimenti, consumi, inflazione, famiglie: cosa dobbiamo aspettarci da questo 2023 appena iniziato in Friuli? Una domanda alla quale ha cercato di trovare una risposta l’Ufficio studi di Confindustria Udine, analizzando i dati Prometeia aggiornati al 19 gennaio 2023. Ebbene, le analisi prevedono che il Pil regionale nel 2023 dovrebbe aumentare in volume del +0,4% rispetto al +3,7% del 2022, mentre per il 2024 si prevede una crescita del +1%.

La revisione al rialzo del Pil rispetto alle proiezioni diffuse lo scorso ottobre (si era stimato per il 2022 +3,2% e per il 2023 +0,0%) è giustificata dal buon andamento dell’economia regionale nel 2022, superiore alle attese. La domanda interna ha visto una buona performance sia dei consumi, trainati dalle componenti turismo e tempo libero, che degli investimenti.

I consumi delle famiglie.

I consumi delle famiglie si sono mantenuti vivaci anche nel terzo trimestre 2022, nonostante la sfavorevole dinamica dei prezzi. La leggera revisione al rialzo delle stime relative all’anno appena trascorso (rispetto ad ottobre da +5,1% a +5,3%) genera un effetto trascinamento sul 2023, anno in cui la crescita potrebbe attestarsi sul +0,4%.

Gli investimenti sono cresciuti a ritmi sostenuti anche lo scorso anno (+8,8%; ad ottobre si era stimato +7,9%). Hanno contribuito a questa performance una situazione più favorevole delle catene di fornitura e gli incentivi fiscali. Quest’anno gli investimenti potrebbero aumentare del solo +0,1%. La decelerazione del commercio mondiale e italiano contribuirà al calo delle esportazioni regionali che dal +7% del 2022 si stimano saranno del +2%. In calo, però, anche le importazioni, -1%.

Migliora il tasso di occupazione.

La ripresa dell’attività economica ha ovviamente migliorato il tasso di occupazione e la disoccupazione è scesa dal 5,8% del 2021 al 4,9% del 2022 e dovrebbe mantenersi pressoché agli stessi livelli nel 2023, per poi calare a circa 4,5% nel 2024. Le costruzioni (+1,6% nel 2023, +11,0% nel 2022), unitamente ai servizi (+1,1% nel 2023, +4,7% nel 2022), continueranno a mantenere un andamento positivo, mentre l’industria potrebbe registrare una leggera flessione (-1,9%).

Va evidenziato che le proiezioni continuano ad essere caratterizzate da volatilità, unitamente all’andamento dei prezzi, influenzate non poco dagli sviluppi della guerra in Ucraina, dal trend del commercio mondiale e dalle ricadute delle restrizioni monetarie e del costo dei crediti per calmierare l’inflazione. In sintesi, la situazione attuale suggerisce che ci sarà un raffreddamento dell’economia che in media sarà meno severo rispetto a quanto previsto qualche mese fa.

Il commento di Gianpietro Benedetti, presidente reggente di Confindustria Fvg.

“Che la crescita entrasse in una fase di raffreddamento era già previsto nel quarto trimestre del 2021, variazione tipica dei cicli economici, variazioni oggi meglio regolate che nel passato. Nel mentre, è subentrata la guerra in Ucraina e la presunta crisi energetica conseguente, che ha dato il via ad una forte speculazione. Il modello di fornitura e acquisto del gas ha avuto e sta avendo drastici mutamenti e si presume che nel corso del 2023/24 il mercato del gas si sarà normalizzato e il prezzo varierà in relazione alle disponibilità, alla domanda, eccetera, così come è per il petrolio. Nel novembre del 2022, avevamo ipotizzato un’attenuazione della guerra in Ucraina nel secondo-terzo trimestre del 2023, con un rientro del costo del gas sugli 80/90 euro al megawattora. Rimaniamo della stessa idea ed auspichiamo che veramente ciò si avveri. 

Questo ridurrebbe la tensione sui prezzi in generale e in particolare quelli delle materie prime, cosa che sta già avvenendo e che, unitamente alla riduzione di denaro disponibile sul mercato, dovrebbe ridurre inflazione e prezzi, influenzando sì momentaneamente in negativo il Pil, ma con un impatto ridotto rispetto alle previsioni dello scorso autunno. È probabile che il raffreddamento dell’economia perduri per un paio di anni, raffreddamento però non drammatico. Abbiamo quindi due anni per prepararci a cogliere il meglio del periodo buono che seguirà, importante è che nel frattempo vengano aggiornate le regole per immigrazione di manodopera e tecnici qualificati extra europei, attuate le riforme che l’Europa richiede e che implicano anche uno snellimento della burocrazia con una amministrazione che agevoli il fare, l’intraprendere”.