Produrre vini anche in montagna, il Friuli ci crede: c’è il progetto

Il progetto per la viticoltura di montagna in Friuli.

Aprire le porte ad una nuova economia sostenibile nel settore vitivinicolo in Carnia e Val Canale, un modello potenzialmente estendibile a tutte le Terre alte. È quanto si prefigge il progetto europeo Biovitis, ideato due anni fa circa e finanziato nel quadro dell’Interreg V-A Italia Austria. Sebbene le produzioni vitivinicole di montagna siano già diffuse nell’arco alpino, in Friuli Venezia Giulia sono solo due i produttori che hanno avviato vigneti del genere e proprio loro hanno ideato il progetto presentato nella sede della Comunità di montagna della Carnia a Tolmezzo alla presenza dell’assessore regionale alle Risorse agroalimentari Stefano Zannier e del vicepresidente del Consiglio regionale Stefano Mazzolini.

Biovitis ha come partner la Camera dell’agricoltura della Carinzia e gli imprenditori vinicoli di Forni di Sotto, Roberto Baldovin (project partner), e di Malborghetto Valbruna, Johanna Heiben. Obiettivo della prima fase del progetto è effettuare un’analisi climatica e fitopatologica comparata a partire da aprile e fino ad agosto tra quattro vigneti posti in località diverse (i due di Malborghetto Valbuna e Forni di Sotto con quelli di Manforf e Karnitzen in Carinzia) ma tutti caratterizzati da vitigni resistenti alle principali malattie fungine e che consentono quindi una significativa riduzione dell’uso dei prodotti fitosanitari. Alla fine di questa prima fase verrà avviata da settembre un’analisi comparata sulla maturazione delle uve, sui mosti e sui vini prodotti e, in particolare, sulla presenza di rame e acido gluconico e sulla vitalità dei lieviti. Infine, la terza fase, che si svilupperà da novembre a fine marzo 2023, comporterà l’analisi sulla resistenza al freddo e alle avversità invernali delle varietà.

“Sarà molto importante la valutazione tecnico scientifica rispetto ad alcuni vigneti già presenti a quote oltre i 600 metri sopra il livello del mare dove normalmente la vite non è in vegetazione per ottenere dati provenienti da regioni diverse: saranno messi a disposizione e a supporto di coloro stanno ragionando sulla possibilità di avviare produzioni vitivinicole in areali fuori dall’ordinario”, ha spiegato Zannier. Secondo l’assessore si tratta di una prospettiva che necessita attento vaglio sia dal punto di vista tecnico che commerciale ma che “potrà riservare grandi soddisfazioni dal punto di vista del valore aggiunto, perché rientra – ha spiegato l’assessore – nel caso di una diversificazione all’interno di un progetto complessivo utile soprattutto in territori come quelli montani”.