In Fvg abuso di contratti a termine a scuola, condannato il Ministero

La decisione del tribunale di Gorizia sull’abuso dei contratti a termine.

Il personale docente ha diritto al risarcimento del danno per abuso dei contratti a termine e negato accesso alla cosiddetta ‘Carta docente’. Il segretario regionale UIL Scuola del Friuli Venezia Giulia, Ugo Previti, accoglie con soddisfazione le recenti sentenze del Tribunale di Gorizia che a seguito dei ricorsi proposti a favore dei propri iscritti hanno ottenuto il riconoscimento delle proprie ragioni, assistiti e difesi dall’avvocato Domenico Naso, responsabile dell’Ufficio legale nazionale della Federazione UIL Scuola Rua.

Sulla Carta docente, il giudice, definitivamente pronunciando, dichiara il diritto dei ricorrenti al beneficio (previsto all’art.1, comma 121, legge 107 del 2015) per tutti gli anni scolastici dal 2017 al 2023 e condanna il ministero dell’Istruzione e del merito all’adozione d’ogni atto necessario per consentirne il godimento.

Per i contratti ‘a termine’, la ricorrente ha documentato la successione ininterrotta dall’anno scolastico 2010-11 in avanti, corroborati dagli stessi contratti depositati e dallo stato matricolare. Il periodo di tempo complessivamente coperto dai contratti in questione consente di identificare una serie ininterrotta di contratti ‘a termine’, espressiva della precarizzazione stigmatizzata dalla giurisprudenza di legittimità. In particolare, a partire dall’anno scolastico 2013-14 si è verificata, in mancanza dell’indizione del concorso, l’abusiva reiterazione dei contratti.

In linea con altra giurisprudenza di merito, nella quantificazione della sanzione, il giudice, condanna, anche qui definitivamente, il ministero dell’Istruzione a pagare un’indennità alla docente onnicomprensiva nella misura di 7 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto. “La UIL Scuola del Friuli Venezia Giulia – commenta Previti – continuerà, a sostenere tutto il personale della scuola e alla tutela dei diritti compromessi da un sistema di precariato oramai insostenibile”.