I medici di base del Friuli Venezia Giulia contro l’ipotesi del passaggio alle dipendenze della Regione.
La libera professione convenzionata è imprescindibile: questa la posizione della FIMMG FVG (Federazione italiana medici di medicina generale – maggiore sindacato del settore che in regione conta più di 300 iscritti) in linea con quella del sindacato nazionale che si è espresso contro una prima bozza di riforma della medicina generale in cui emerge la volontà delle Regioni di un passaggio alla dipendenza per i medici di famiglia, oggi convenzionati con il Servizio sanitario nazionale.
E tra queste Regioni che sono favorevoli ad “assumere” i medici di medicina generale pare ci sia anche il Friuli Venezia Giulia stando alle prime indicazioni. “Un fatto – commenta il dottor Fernando Agrusti segretario regionale Fimmg FVG – che ci lascia davvero stupiti visto che in varie occasioni l’Assessore alla Salute della nostra Regione si era detto contrario a tale opzione. Ora veniamo a sapere che il Friuli Venezia Giulia insieme a Veneto e Lazio ha presentato al Ministero della Salute una proposta che prevede il passaggio alla dipendenza, mentre l’Emilia Romagna sembra essersi sfilata da questo gruppo. Come sostenuto anche dal nostro segretario nazionale dottor Silvestro Scotti , siamo convinti che la dipendenza stravolge funzioni, compiti e obiettivi della medicina di famiglia e soprattutto viene ad alterare profondamente il rapporto fiduciario medico-paziente.
Per Agrusti anche alcune delle motivazioni alla base della necessità di passare alla dipendenza non sono condivisibili. “C’è una narrazione- aggiunge il segretario del Friuli Venezia Giulia – che sostiene che durante la pandemia la medicina generale sia stata assente: niente di più falso, i nostri studi sono stati gli unici presidi sanitari che non hanno mai interrotto l’attività e questo è dimostrato anche dal fatto che più della metà dei medici morti di COVID-19 erano medici di medicina generale. Da ricordare poi che i medici di medicina generale hanno dato un contributo determinante per il tracciamento della pandemia effettuando migliaia di tamponi e poi migliaia di vaccinazioni. Il problema non è far diventare il medico di medicina generale un dipendente del Sistema sanitario nazionale/regionale ma rendere più attrattivo il nostro lavoro per invogliare i giovani medici ad abbracciare questa bellissima professione e l’attrattività non si otterrà certamente con il passaggio alla dipendenza. Rimaniamo, comunque, aperti al confronto”.
Fa eco il segretariato nazionale. “A nostro avviso – sottolinea Scotti – bisogna sedersi a un tavolo perché la questione del ruolo giuridico sta nascondendo il vero problema, che denunciamo da tempo, il quale è il continuo racconto di una medicina generale fannullona, inefficace e che avrebbe pure perso la partita contro il Covid. Giudizio oltre che falso anche irriconoscente per una professione che, in assenza di strumenti, in pandemia ha preso in carico milioni di cittadini con sintomi che sono stati gestiti nell’autorganizzazione della medicina generale”.