Un prof racconta le morti del Covid viste di persona. Lettera a Mattarella

dav

Andrea Zilli inviato in Valle d’Aosta dalla Croce Rossa.

Su 22 ospiti più della metà sono deceduti e i restanti risultavano positivi. Andrea Zilli, docente friulano inviato in Valle d’Aosta dalla Sala operativa nazionale della Croce Rossa Italiana – Area Emergenze su proposta del Consiglio dei Ministri per attività di supporto sanitario, riporta lo sfogo della direttrice suor Clara: “Siamo stati abbandonati”.

Il 95% di contagiati in base ai referti dei tamponi, poi, nel giro di qualche giorno più del 50% degli ospiti sono deceduti. Sono i numeri drammatici della struttura protetta Piccola Casa della Divina Provvidenza “Cottolengo” di Saint-Vincent. Numeri che da soli però non raccontano il dramma che la struttura ha dovuto vivere. “Siamo stati lasciati soli come cani”, denunciano suor Clara e Zilli. I primi sintomi del virus sono arrivati nella struttura attorno al 17 di marzo. Uno degli ospiti, che è stato subito messo in isolamento, ha iniziato ad avere le prime linee di febbre e i primi sintomi di bronchite; con il suo medico di base è stato chiesto che gli venisse fatto il tampone. Nel frattempo la febbre aumentava con i giorni e quando il medico è tornato gli ha riscontrato una polmonite, disponendo il ricovero immediato.

L’anziano è stato trasportato al pronto soccorso “Parini” di Aosta. Tre ore dopo volevano rimandarlo indietro, ma la direzione si è rifiutata. Il mattino seguente si è poi avuta notizia dell’esito, positivo, del tampone e poche ore dopo del decesso. “Altri ospiti nei giorni successivi hanno manifestato i sintomi del virus e anche per loro è arrivato l’isolamento e la richiesta di tampone che però è stato rifiutato – racconta Zilli -. Più avanti con i giorni sono arrivati a farlo ad una ospite, risultata poi positiva. Nei primi giorni di aprile tutta la struttura è stata tamponata, ma hanno detto alla direzione della struttura di andare a prendersi all’USL i tamponi, di farli e poi restituirli. L’esito dei referti è stato infausto: ad eccezione di un ospite tutti gli altri sono risultati positivi”.

Il virus ovviamente non ha risparmiato neppure gli operatori: un’infermiera e religiosa è deceduta, due OSS sono stati in mutua, di cui una risultata positiva, una cuoca è stata in quarantena, così come un operatore polivalente, ai quali però non hanno fatto subito il tampone nonostante i sintomi. Nella stessa situazione è stata una delle infermiere part-time, risultata positiva, che ha supplicato più volte di essere sottoposta a tampone perché accusava i sintomi e ha un bambino di quattro anni. La struttura ha cercato da sola di far fronte alla situazione.

“A singhiozzi ci sono stati consegnati dei DPI: una o due scatolette di mascherine chirurgiche, cinque tute e qualche camice monouso e poi una trentina di quelle FFP2 che però, secondo gli esperti, non andavano bene, poiché si dovevano usare le FFP3 – continua il professore -. La sede centrale di Torino ha rifornito prontamente la struttura. Due OSS sono state assunte, un infermiere e religioso è stato inviato a supporto dalla sede centrale di Torino, una ditta è stata coinvolta nella sanificazione e igienizzazione”. Zilli costituiva la task force che lo Stato Italiano ha inviato in soccorso del “Cottolengo”.

Le mansioni e i compiti di Zilli erano prevalentemente di supporto infermieristico, infatti si è occupato del rilevamento dei parametri vitali, di piccole medicazioni e bendaggi, ma gli competeva anche l’assistenza di base ai pazienti parzialmente o totalmente non autosufficienti sul piano fisico e psichico (malati, anziani o disabili) al fine di garantire il benessere psicofisico e sociale delle persone assistite. L’insegnante ha effettuato sia interventi di tipo igienico-sanitario nelle operazioni per la cura e l’igiene personale, vestizione, alimentazione, mobilizzazione e pulizia dell’ambiente, sia interventi di carattere socio-sanitario.

Nella struttura è arrivato il pool di medici incaricato dall’Unità di crisi regionale di seguire l’emergenza coronavirus sul territorio. Si sono riscontrati dei problemi burocratici per poter fornire ossigeno agli ospiti: per diversi giorni non c’era una procedura che consentiva ai medici di base di prescrivere l’ossigeno. Ad un ospite si è dovuto dare l’ossigeno di un’altra che in quel momento sembrava poterne fare a meno. “Eravamo tutti consapevoli di non poter salvare le persone, ma sicuramente potevamo aiutarle a morire dignitosamente e non soffocare come dei cani”, scrive ancora Zilli.

Rientrato da quest’esperienza, il docente, nonostante gli esiti negativi dei tamponi, ha scelto volontariamente di sottoporsi alla quarantena quale misura di profilassi per esigenze di sanità pubblica, tutelando in primis gli anziani. Ha sottolineato che “questa pandemia ha lasciato un segno su tutta la Valle d’Aosta e anche su Saint-Vincent e la cittadina termale potrebbe dover dire addio alla struttura Cottolengo”.

Zilli ha raccontato la vicenda al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella: il Capo dello Stato ha inviato una missiva di risposta al docente friulano: “Gentile Professore, La ringrazio molto per quanto mi ha scritto e le invio tanti auguri per il Suo compito di docente”. Il professore è convinto che i prossimi giorni saranno forse ancora più pesanti e occorrerà dimostrare tutta la nostra capacità di affrontare le difficoltà con fiducia e voglia di uscirne.