Alta adesione allo sciopero dei metalmeccanici: il corteo a Udine.
Un segnale forte, dalle fabbriche e dalla piazza: a lanciarlo i lavoratori e i sindacati metalmeccanici del Friuli Venezia Giulia, giunti alla 40 ore di sciopero nella lunga vertenza per il rinnovo dei contratti Federmeccanica-Assistal, scaduto da quasi un anno, e Unionmeccanica (Confapi), scaduto il 31 dicembre 2024.
I numeri dell’adesione.
I primi dati di adesione nelle fabbriche, riferiti agli operai in produzione, vedono percentuali comprese tra il 50 e il 95% in tutta la regione. Nel pordenonese ha scioperato il 60% alla Casagrande, il 70% alla Cimoliai, l’80% alla Nidec e alla Electrolux Professional, il 95% alla Electrolux di Porcia. Percentuali alte anche in provincia di Udine: 50% alla Farem e alla Lmc, 70% alla Faber, 75% in Modine, 80% in DL Radiators, Comefri e Trametal. Nell’isontino si registrano adesioni dell’80% in Fincantieri, Roen Est, Nidec e Mw.Fep, a Trieste di va dal 60% in Arvedi e Argus Security al 70% della Pittway.
Ma a far sentire la voce dei metalmeccanici è anche la piazza di Udine. Quasi 3 mila, secondo le stime di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm del Friuli Venezia Giulia, i lavoratori e le lavoratrici che hanno dato vita al corteo, partito poco dopo le 10 di stamattina da piazzale Diacono. Il momento più caldo in via Torriani, sotto la sede di Confindustria Udine, con un lungo sit-in al grido di “contratto-contratto”, uno slogan che è risuonato su tutto il percorso fino a piazza Venerio, sede del comizio conclusivo.
Le richieste.
Obiettivo della mobilitazione sbloccare una trattativa che di fatto non è mai partita, come spiegano i segretari regionali di Fiom, Fim e Uilm, Simonetta Chiarotto, Pasquale Stasio e Roberto Zaami. “Federmeccanica e le altre associazioni datoriali devono sentire la voce dei lavoratori», dichiarano.
Enormi, ricordano ancora i regionali, le distanze tra le richieste della piattaforma, che puntano ad un aumento medio a regime di 270 mensili alla fine del triennio di vigenza, scaglionato su scatti progressivi, e quanto riconosciuto dalle controparti datoriali, che intendono limitarsi all’erogazione dell’Ipca (Indice prezzi al consumo armonizzato), vale a dire 27 euro mensili per il 2025, meno di un terzo di quanto richiesto dai sindacati.
Da qui l’appello di Fiom, Fim e Uilm, decisi a proseguire nella lotta fino allo sblocco della trattativa, non solo attraverso gli scioperi, ma anche rafforzando le altre forme di mobilitazione, come il blocco degli straordinari e della mobilità. Obiettivo dei sindacati, dichiara il nazionale Fim Cisl Fabio Bernardini, a Udine per chiudere il comizio in piazza Venerio, un’immediata riapertura del tavolo.
“La situazione – spiega – è paradossale, con Federmeccanica che continua a respingere una legittima rivendicazione, chiedendo un passo indietro e un sacrificio economico ai lavoratori, mentre per aziende in crisi come Stellantis si è rinnovato il Ccnl, dando risposte alle piattaforme rivendicative. È una situazione incomprensibile: vogliamo riaprire il confronto per capire quali sono le reali distanze e chiediamo una nuova convocazione del tavolo entro luglio”.