Affollamento e suicidi, allarme nei carceri del Fvg

La relazione del garante Paolo Pittaro all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale

La situazione dei carceri del Friuli.

Il suicidio di un ospite del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Gradisca d’Isonzo, avvenuto lo scorso dicembre, è tra le pagine buie dell’ultimo anno nell’ambito delle competenze del Garante regionale dei diritti della persona. Proprio a tal proposito, nell’esporre la propria relazione all’Ufficio di Presidenza dell’assemblea legislativa del Friuli Venezia Giulia, Paolo Pittaro chiede maggiore attenzione per i suicidi, sia tra i detenuti che tra gli ospiti del Cpr, ma anche tra gli agenti di polizia penitenziaria. L’ente di vigilanza, tra l’altro, segnala un aumento dei detenuti per reati collegati al gioco d’azzardo, specialmente a Trieste, fenomeno su cui si potrebbe intervenire con azioni preventive.

“Il problema del sovraffollamento, troppo spesso, impedisce al personale in servizio di intercettare possibili richieste d’aiuto da parte dei detenuti – osserva il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin -. Un fenomeno che sta dilagando a livello nazionale, in particolari nelle carceri, e che, per la prima volta, coinvolge anche la nostra regione con la tragedia registrata tra gli ospiti del Cpr”. “Un anno – prosegue Zanin – che per i detenuti è stato ancora più difficile: oltre alle condizioni di stress a cui sono già sottoposti quotidianamente, queste persone hanno dovuto affrontare anche l’emergenza Covid che ha limitato ulteriormente la loro libertà personale e la possibilità di ricevere visite dai loro cari. Una pandemia che li ha fatti sentire ancora più soli e distanti dalla comunità”.

“Cercheremo, per quanto in nostro potere, di trovare delle soluzioni per la piaga del sovraffollamento che – conclude il presidente dell’Aula – inevitabilmente comporta il diffondersi di altre problematiche oltre a riflettere sulla necessità di sensibilizzare il territorio per avviare dei percorsi di reinserimento al termine della pena detentiva”. Ascolto, mediazione, facilitazione e conciliazione: sono queste le principali attività svolte dal Garante regionale dei diritti della persona, organo del Consiglio regionale che ha, tra le sue funzioni principali, quella di esercitare un ruolo di garanzia per bambini, adolescenti, persone private della libertà personale e a rischio di discriminazione.

Nel 2021 – come emerso sempre dalla relazione esposta dal garante Pittaro all’Ufficio di Presidenza che l’ha approvata – sono state trattate 120 pratiche, la maggior parte delle quali già chiuse ed archiviate. Di queste, 65 hanno riguardato bambini e adolescenti, 13 le persone a rischio di discriminazione e 42 quelle private della libertà personale. Le segnalazioni sono partite principalmente da genitori e rappresentanti familiari, 29, e da associazioni, 24. Le funzioni di garanzia per le persone a rischio di discriminazione sono state complessivamente 13: 9 hanno riguardato cittadini italiani e stranieri, 2 enti pubblici e associazioni, 2 il mondo della disabilità. Per la privazione della libertà personale il Garante è intervenuto in 42 occasioni, spesso in vicende legate a detenuti, denunciando le criticità riscontrate nelle carceri. Case circondariali che, per il Garante, devono affrontare difficoltà nella gestione oltre che per l’inadeguatezza strutturale.

Entrando nel merito, per la funzione di garanzia per i bambini e gli adolescenti, i funzionari del Servizio organi di garanzia hanno dovuto affrontare 65 segnalazioni; di queste, 37 sono emerse dall’ambiente scolastico, 24 da quello giuridico-amministrativo, 2 dai servizi territoriali e 2 dall’ambito familiare. Per questo ultimo punto si segnala un caso di diritto di visita ai figli di genitori separati e uno di violenza su minore, denunciato alle autorità competenti. Problematiche relative all’inserimento scolastico di alunni disabili, alla mancanza delle ore di sostegno previste, ai disagi della didattica a distanza causa Covid e al fenomeno del bullismo sono quelle emerse dal mondo della scuola.

Per quanto riguarda le condizioni degli istituti penitenziari del territorio e del Cpr di Gradisca, la pandemia ha complicato una situazione già al limite. La diffusione del virus ha imposto ulteriori limitazioni, creando situazioni di incompatibilità per detenuti con gravi problemi di carattere sanitario, oltre alle difficoltà riscontrate dai familiari per ottenere informazioni sullo stato di salute di detenuti risultati positivi. Il maggior numero di segnalazioni è comunque pervenuto per via delle insufficienti condizioni detentive con segnalazioni di sovraffollamento carcerario, mancanza di personale, difficoltà di contenimento dei contagi da Covid, scarsità di acqua calda e di altri servizi.