Ieri è scattato il Tax Freedom Day: sono serviti 156 giorni di lavoro per pagare le tasse.
È scoccata la tanto attesa data simbolica della liberazione fiscale: secondo l’annuale elaborazione dell’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, ieri, 6 giugno, è stato il Tax Freedom Day 2025, ovvero il giorno in cui, teoricamente, il contribuente medio italiano ha terminato di lavorare per pagare le tasse e inizia a guadagnare per sé stesso.
156 giorni al servizio del fisco
Quest’anno sono serviti 156 giorni – sabati e domeniche compresi – per onorare il carico fiscale che grava sugli italiani, che comprende Irpef, Iva, Ires, Irap, contributi previdenziali, addizionali e imposte locali. Una cifra imponente che, secondo le stime del Documento di Economia e Finanza, equivale a 962,2 miliardi di euro su un PIL previsto di 2.256 miliardi: una pressione fiscale pari al 42,7%, in lieve aumento rispetto al 2024 (42,6%).
Pur essendo una semplificazione teorica, il Tax Freedom Day rappresenta una lente originale e diretta attraverso cui valutare il peso fiscale in Italia. Da oggi in poi – afferma la CGIA – ogni cittadino, sia esso lavoratore, pensionato o imprenditore, “lavorerà per sé”, potendo destinare i frutti della propria attività alla vita quotidiana, ai consumi, ai risparmi e al benessere personale.
il Tax Freedom Day non vale per tutti
Ma non tutti gli italiani possono festeggiare questa ricorrenza simbolica. Per milioni di lavoratori in nero, il Tax Freedom Day è un concetto privo di senso. Secondo le stime dell’Istat, sono 2,5 milioni le persone che in Italia lavorano in maniera irregolare, prive di un contratto o di partita IVA. Tra questi, ben 39.300 si trovano in Friuli Venezia Giulia: uomini e donne impiegati nel sommerso, invisibili al fisco, senza contributi né tutele.
Sebbene il tasso di irregolarità nella regione sia relativamente contenuto (7,2%), resta superiore a quello di molte economie avanzate. Un dato che evidenzia quanto il fenomeno del lavoro sommerso resti strutturale e difficile da estirpare, anche in territori con tradizione di legalità e rispetto delle regole. Le regioni con il maggior numero assoluto di lavoratori irregolari sono Lombardia (379.600), Lazio (319.400) e Campania (270.100), mentre in Calabria il tasso di irregolarità raggiunge il 17%, il più alto d’Italia.
Confronto europeo: siamo tra i più tassati
Nel panorama europeo, l’Italia si piazza sesta tra i 27 Paesi UE per pressione fiscale. Peggio solo Danimarca, Francia, Belgio, Austria e Lussemburgo. Se nel nostro Paese servono 156 giorni per soddisfare il fisco, in Spagna ne bastano 136, in Germania 149 e in Irlanda appena 86. La media UE è di 148 giorni, otto in meno rispetto all’Italia.