La storia e la tradizione della Fieste de Patrie dal Friûl

La storia, i simboli e la tradizione de La Fieste de Patrie dal Friûl.

La Fieste de Patrie dal Friûl affonda le sue radici nel lontano 3 aprile 1077, data che sancisce la nascita dello Stato Patriarcale friulano. Quest’istituzione, che ha raccolto sotto il suo vessillo il Friuli e diversi altri territori fino al XV secolo, ha rappresentato un importante organismo statuale caratterizzato da forme di organizzazione civile all’avanguardia per l’epoca.

Per la comunità friulana, il 3 aprile è una data da celebrare con fierezza, poiché offre l’opportunità di rievocare e reinterpretare in chiave moderna i principi di autogoverno e rappresentatività che hanno caratterizzato la Patria del Friuli per lungo tempo. Dopo anni di impegno da parte dell’Istitût Ladin Furlan “Pre Checo Placerean” nel coordinare la Festa, dal 2015 è l’ARLeF (Agenzia Regionale per la Lingua Friulana) a sostenere ufficialmente la celebrazione della ricorrenza. Questo sostegno si concretizza grazie all’approvazione della Legge Regionale n. 6 del 27 marzo, volta a ricordare e valorizzare le origini, la cultura e la storia di autonomia del popolo friulano.

La Fieste de Patrie dal Friûl non è solo un momento di rievocazione , ma un’occasione per riflettere sui principi di specialità che caratterizzavano la Patria del Friuli. Grazie al suo parlamento, lo Stato Patriarcale si distingueva come uno degli Stati più avanzati del suo tempo.

I simboli.

La Patria del Friuli, terra ricca di storia e cultura, si distingue per i suoi simboli intrisi di significato e tradizione. Tra i più illustri, troviamo la bandiera, la lingua friulana e il Parlamento, istituzione che ha radici profonde nella storia della regione.

La bandiera.

La bandiera della Patria del Friuli è un emblema carico di storia e identità. Raffigura un’aquila araldica d’oro con ali spiegate su campo azzurro, simbolo di nobiltà e fierezza. Secondo la Legge Regionale n. 6 del 27 marzo 2015, la bandiera è descritta con precisione nei suoi dettagli e le norme per la sua esposizione sono regolamentate con cura. Questo vessillo, custodito con devozione nel Museo del Duomo di Udine, è testimone dei secoli di storia e delle lotte per l’indipendenza e l’identità del Friuli.

La lingua friulana.

Accanto alla bandiera, la lingua friulana rappresenta un altro fondamentale simbolo di questa terra. Una lingua neolatina del gruppo delle lingue ladine, il friulano ha radici antiche che si perdono nei secoli. Dai primi documenti risalenti ai XII e XIII secolo, fino alla sua ufficiale riconoscimento avvenuto nel 1996 con la Legge Regionale 15/96 e successivamente con la Legge dello Stato italiano 482/99, il friulano è veicolo di identità culturale e di un legame profondo con il territorio friulano.

Il parlamento.

Il Parlamento della Patria del Friuli è un’istituzione che affonda le sue radici nel XII secolo. Nato dalle assemblee consultive dei nobili e del clero convocate dal Patriarca di Aquileia, questo organo rappresentativo ha visto la partecipazione non solo dei rappresentanti dell’aristocrazia e del clero, ma anche dei Comuni urbani, che fin dai primi tempi hanno avuto un ruolo attivo nelle decisioni politiche e amministrative della regione. I lavori parlamentari si svolgevano in lingua friulana, evidenziando l’importanza della lingua e della cultura locali nella vita politica e sociale del Friuli.

La storia della Fieste de Patrie dal Friûl.

La Fieste de Patrie dal Friûl ha una storia che risale al 1977, quando per la prima volta si celebrò ad Aquileia, segnando un momento di rinascita e di celebrazione per la regione. Questo evento, nato per commemorare il novecentesimo anniversario, è diventato nel corso degli anni un punto di riferimento fondamentale per il Friuli, celebrando le sue radici, la sua cultura e la sua storia di autonomia.

L’ideatore e grande protagonista della prima edizione fu don Francesco Placereani, una figura di spicco che ha contribuito in modo significativo alla valorizzazione e alla promozione della cultura friulana. In seguito, l’Istitût Ladin Furlan, a lui intitolato, ha continuato a coordinare gli eventi celebrativi, mantenendo vivo lo spirito originario della Festa. Da allora, la Festa della Patria del Friuli si è trasformata in un evento annuale che coinvolge l’intero territorio regionale, con manifestazioni che si svolgono in vari comuni friulani. A partire dal 2002, l’adesione ufficiale delle ex province di Gorizia, Pordenone e Udine, delle tre diocesi friulane e della Regione Friuli – Venezia Giulia ha conferito alla festa un significato ancora più unitario e unificatore.

  • a Pantianicco, nel 2003
  • a Spilimbergo, nel 2004
  • ad Ovaro, nel 2005
  • a Cormons, nel 2006
  • nuovamente ad Aquileia nel 2007
  • a Cordovado, nel 2008
  • a Buja, nel 2009
  • a Lucinico, nel 2010
  • a Maniago, nel 2011
  • a Carlino, Muzzana del Turgnano e San Giorgio di Nogaro, nel 2012
  • a Dolegna del Collio, nel 2013
  • a Cavasso Nuovo, Fanna e Meduno, nel 2014
  • a Cividale del Friuli, nel 2015

La Fieste de Patrie dal Friûl dopo il 2015.

Nel 2015, la Fieste de Patrie dal Friûl ha ricevuto ufficialmente il riconoscimento dalla Regione Friuli – Venezia Giulia con l’approvazione della legge n. 6 del 27 marzo, sottolineando l’importanza di ricordare e valorizzare le origini, la cultura e la storia di autonomia del popolo friulano. La legge prevede anche l’organizzazione di una cerimonia pubblica per riconoscere i valori civili e culturali che caratterizzano l’identità friulana.

In seguito all’approvazione della legge, l’organizzazione della Festa è stata affidata all’Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane (ARLeF), che ha continuato a promuovere e coordinare l’evento con grande impegno e dedizione.

Negli anni successivi, la Festa della Patria del Friuli ha continuato a celebrarsi in diversi comuni della regione, coinvolgendo sempre più persone e mantenendo viva la tradizione e lo spirito di appartenenza alla propria terra.

Dal 2015 le edizioni si sono svolte:

La bolla imperiale.

Il 3 Aprile 1077, l’Imperatore Enrico IV di Franconia ha dato vita a un momento epocale nella storia del Friuli, sancendo ufficialmente la nascita della Patria del Friuli. L’atto è stato un riconoscimento diretto alla lealtà e al sostegno del Patriarca Sigeardo durante la guerra civile, uno dei periodi più turbolenti dell’Impero.

“Nel nome della Santa e Indivisibile Trinità. Noi Enrico, per divina clemenza re, seguendo l’esempio dei nostri padri dall’integerrima fede, che costruirono con i loro beni chiese a Dio, e una volta edificate le arricchirono sia con quello che possedevano di proprio che con ciò che era loro pervenuto a mezzo delle entrate regali, avendo noi trascorso i giorni della gioventù in salute e onestà e affinché la nostra vita possa godere anche nella maturità di tempi ancor più gioiosi e pacifici, desideriamo continuare con zelo simili iniziative. Per questo vogliamo sia noto a tutti i sudditi di Cristo e nostri, sia quelli che tali sono oggi che quelli che lo saranno nel futuro, che per la salvezza della nostra anima e per intervento della nostra eccellentissima madre e imperatrice Agnese, della nostra sposa e regina Berta e di altri nostri fedeli sudditi, ossia l’arcivescovo di Milano Teodaldo, di Ravenna Viperto, e anche su richiesta del nostro carissimo cancelliere Gregorio, vescovo di Vercelli, di Bucardo vescovo di Losanna, di Eppone vescovo di Cizaniense, di Bennone vescovo Osnaburgense, del duca Luitoldo e dei marchesi Guglielmo, Azzone e Adalberto, e per il fedele servigio del patriarca Sigeardo, doniamo e trasferiamo al detto patriarca Sigeardo, ai suoi successori e alla chiesa aquileiese, la contea del Friuli e il villaggio chiamato Lucinico, con ogni diritto e beneficio che aveva il conte Ludovico nella contea medesima, e con tutti le prerogative e i privilegi già di pertinenza reale e ducale, ossia le convocazioni dei placiti, il diritto di fodro e ognuno e tutti i redditi a ciò legati o che potranno provenire nel futuro per qualsivoglia causa e motivo. Ordiniamo che nessun marchese, conte, visconte o altra persona con qualsivoglia carica nel nostro regno ardisca privare, molestare, insidiare la predetta chiesa o il nostro predetto fedele suddito patriarca Sigeardo e i suoi successori nelle cose qui donate e trasferite. Se ciò accadrà, il colpevole sia punito con una multa di cento libbre d’oro, metà da versare alla nostra camera fiscale e metà alla chiesa aquileiese. E affinchè questa nostra regale donazione possa rimanere inalterata e indiscussa, ordiniamo che la si scriva in questa carta e che vi venga impresso e posto il nostro sigillo. Segno del nostro signore Enrico quarto, re invincibile. Io, Gregorio vescovo di Vercelli e cancelliere in vece del signore Istoldo, arcivescovo di Colonia e arcicancelliere, autentico. Dato l’anno dall’incarnazione di nostro signore Gesù Cristo 1077, indizione quindicesima, ventiseiesimo anno dalla nomina di Enrico quarto, ventiquattresimo del suo regno. Fatto felicemente in Pavia”.