Caro energia e crisi, autunno difficile in Friuli. Torna la cassa integrazione

Torna la cassa integrazione in Friuli.

Continuano ad arrivare richieste di cassa integrazione. E non è un buon segno. E’ arrivata infatti la prima impennata estiva nel ricorso agli ammortizzatori sociali. A luglio in Friuli Venezia Giulia l’Inps ha autorizzato 1,2 milioni di ore tra cassa integrazione e Fis, cioè il fondo di integrazione salariale, il valore più alto da febbraio. “Un segnale d’allarme che non va sottovalutato”, sottolinea il segretario regionale della Cgil Villiam Pezzetta, preoccupato per le prospettive che attendono lavoratori e imprese.

Cosa succederà ad autunno

Se prendiamo in esame i primi sette mesi dell’anno e li confrontiamo con gli stessi di quello precedente vediamo però che le richieste di cassa integrazione e Fis hanno subito una grossa una flessione che sfiora l’80%. Nonostante questo il dato di luglio preoccupa per il perdurare delle forti incognite legate allo scenario internazionale, ai costi dell’energia e delle materie prime, ai nuovi fronti di crisi apertisi in regione. “Sei mesi di guerra – commenta Pezzetta – hanno pesantemente aggravato le criticità con cui era iniziato il 2022. Il mercato finora ha retto alla crescita dei costi delle materie prime e dei tassi, ma lo stress test continua e molte imprese energivore, dall’energia alla meccanica, potrebbero trovarsi nelle condizioni di decidere sanguinosi stop produttivi. A questo si aggiunga l’impasse del 110%, che finora ha rappresentato un importante volano per tutta la filiera dell’edilizia“.

Gli stipendi valgono sempre di meno.

L’allarme riguarda anche i redditi dei lavoratori: “Un’inflazione all’8% – dichiara ancora il segretario della Cgil Fvg –  rilancia in modo sempre più pressante il tema del precariato e del lavoro povero, ma erode in modo significativo anche il potere d’acquisto dei cosiddetti “tutelati””. Il segretario della Cgil Fvg sottolinea che non si può più rinviare il tema della tutela e della remunerazione del lavoro. “Lo chiedono i giovani, che a migliaia emigrano verso altri paesi, lo chiedono le donne, tuttora penalizzate nei redditi, nelle prospettive di carriera e nella distribuzione dei carichi familiari. E lo impone una crisi demografica che rappresenta la principale spada di Damocle sul futuro del paese e di questa regione“, conclude il segretario regionale della Cgil Villiam Pezzetta