Google adesso tradurrà in automatico anche il friulano

Verso un traduttore automatico italiano-friulano.

In regione ci sono 600mila parlanti friulani, ma ogni anno questa cifra cala mediamente dello 0,6 per cento. Se non si facesse nulla, nel 2050 si perderebbero centomila friulanofoni. L’obiettivo dunque è fermare questa decrescita, anche con strumenti innovativi come il traduttore automatico italiano-friulano su Google.

Lo ha detto William Cisilino, direttore dell’Agenzia regionale per la lingua friulana, nel corso della sua relazione che ha aperto gli interventi della tavola rotonda su promozione e valorizzazione delle minoranze linguistiche, moderata da Fabiana Fusco, docente dell’Università di Udine, e ospitata dall’auditorium Comelli nella sede della Regione di via Sabbadini.

“Dobbiamo essere prudenti quando parliamo dei friulani come di una maggioranza linguistica in questo territorio – è l’invito di Cisilino – perché i numeri reali ci dicono che c’è ancora molto da fare per evitare la decrescita e l’innalzamento dell’età media di chi parla la marilenghe. Di certo, però, la situazione non è ancora compromessa e ci sono ampi margini di miglioramento. Il Piano generale di politica linguistica 2021-25 ha proprio l‘obiettivo di fermare questo calo del numero di parlanti. Sappiamo che ci sono delle tecniche specifiche per arrivare a questo risultato, e le esperienze del Galles e del Paese Basco hanno dimostrato che è possibile invertire il trend”.

“Pubblica amministrazione, comunicazione, tecnologie, presenza sociale e acquisizione linguistica – ha detto ancora il direttore dell’Arlef – sono i cardini del Piano”. Cisilino si è poi soffermato su alcuni progetti, definendo “importantissimo” il ruolo dei media, specie per le news, e dei canali social come Facebook, Instagram e Youtube, dove il canale dell’Arlef ha raggiunto il milione di visualizzazioni. Essenziale è anche agganciare il mondo dei giovani, con iniziative mirate.

Il tavolo dei relatori alla tavola rotonda di Udine

Lo sloveno.

Devan Jagodic, dell’istituto sloveno di ricerche Slori, ha invece fatto il punto sulla tutela della minoranza linguistica slovena, diffusa in tutta la fascia orientale del Friuli Venezia Giulia.

Dalla terza Conferenza, ha detto, sono emersi studi preziosi e numerosi sono i passi in avanti, “il più importante del quale è forse l’avvio dell’Ufficio centrale per la lingua slovena. Molto significativa – ha aggiunto Jagodic – è anche la novità del sito del Consiglio regionale Fvg ora accessibile in lingua slovena”.

“Ci sono però ancora molti aspetti da migliorare – ha spiegato il rappresentante di Slori – a partire dall’assenza di una programmazione pluriennale che individui le priorità risolvendo il problema della frammentazione dei progetti. Strumenti come la Commissione regionale consultiva per la minoranza linguistica e l’Assemblea degli eletti in lingua slovena dovrebbero poi essere utilizzati in modo più efficace“.

Jagodic ha poi esposto i risultati di uno studio sul bilinguismo nelle insegne pubbliche: l’analisi di 4.000 foto ha permesso di constatare che la legge viene applicata solo al 40 per cento nelle province di Udine e Gorizia, “e il bilinguismo visivo – ha aggiunto Jagodic – andrebbe applicato anche alle tabelle con i nomi delle strade”. Numerose le proposte emerse dalla Conferenza, tra le quali la costituzione di un’Agenzia regionale per lo sloveno sulla falsariga dell’Arlef, presa a modello per la politica linguistica. Jagodic ha auspicato anche l‘allargamento delle disposizioni della legge 38 all’intero territorio dei Comuni interessati, facendo riferimento a Cividale e San Pietro al Natisone, ma anche a Trieste e Gorizia.

La minoranza tedesca.

È stato poi Francesco Costantini, docente dell’Università di Udine, a tratteggiare lo stato dell’arte della minoranza linguistica tedesca. Un idioma parlato con diverse varianti dalle comunità di Sappada-Plodn, Sauris-Zahre, Timau-Tischlbong e nei comuni della Valcanale-Kanaltal (Pontebba, Malborghetto-Valbruna, Tarvisio), con storie molto diverse tra loro.

“Negli ultimi anni – ha spiegato Costantini, che ha riassunto i risultati della prima Conferenza regionale sulla tutela delle minoranze di lingua tedesca – c’è stato un risveglio di attenzione verso il patrimonio linguistico, ma resta la criticità legata alla dimensione demografica delle varie comunità“. La Valcanale, ad esempio, era prevalentemente germanofona fino al 1939, quando esercitando l’opzione molti cittadini di lingua tedesca si trasferirono in Austria.

Un altro problema sottolineato da Costantini è l’insegnamento scolastico, considerato essenziale, che si scontra però con il mancato ricambio generazionale del corpo docente e con la mancata istituzionalizzazione: servirebbe una programmazione a lungo termine e una seria formazione degli insegnanti. Diverse iniziative locali lasciano intuire le potenzialità della lingua minoritaria anche nel settore turistico, dove il visitatore va sempre più in cerca dell’autenticità. Sarebbe poi opportuna una maggiore presenza del codice scritto, per varietà che hanno fondamentalmente una tradizione orale, per quanto secolare.

La mattinata si è conclusa con due relazioni di esperti italiani che vivono e lavorano all’estero. Michele Gazzola, dell’Ulster University, ha parlato delle buone pratiche da differenziare a seconda dei contesti: non tutto quello che va bene in una determinata zona è valido anche nelle altre. Importante, secondo il docente, anche la possibilità di utilizzare le tecnologie digitali per approfondire le lingue a distanza.

Ada Bier, friulana originaria del Pordenonese, lavora per l’Università del Paese Basco, e si è soffermata sulle sette province che parlano questa lingua, distribuite tra Spagna e Francia, con 900mila parlanti abituali su 3 milioni di abitanti.

Bier ha descritto in particolare il sistema scolastico, che ha visto crescere negli anni l’adesione ai modelli con il basco come lingua principale di insegnamento.