Sempre più allevatori gettano la spugna, in Friuli perse 20 stalle in un anno

Chiuse 20 stalle in Friuli nel 2022.

Anni difficili, prima per la pandemia poi per l’aumento dei costi energetici e delle materie prime: una tempesta perfetta che ha aggravato la situazione degli allevatori in Friuli, portando, nel 2022, alla chiusura di altre 20 stalle.

A fare il quadro della situazione, non rosea, è il presidente uscente dell’associazione Allevatori Fvg, Renzo Livoni, che oggi ha aperto l’annuale assemblea dei soci a Codroipo, convocata per l’approvazione del bilancio consuntivo 2022 e per l’elezione del nuovo consiglio di amministrazione.

“Se il trend di chiusura, soprattutto delle stalle da latte, è ormai in atto da anni, la congiuntura economica caratterizzata da variabili impazzite come appunto quelle legate ai rincari di mangimi, fertilizzanti, combustibili ed energia ha dato un’accelerata che tradotta in numeri è costata, alla sola zootecnia da latte, la perdita nell’ultimo anno di ulteriori 20 stalle in regione, anche di una certa dimensione” ha aggiunto Livoni ricordando che oggi le aziende zootecniche da latte attive in Fvg sono rimaste appena 600. Sempre meno. “Anche se – ha aggiunto – rileviamo in certi casi l’avvio di percorsi di aggregazione che restituiscono al settore realtà di maggiori dimensioni, maggiormente in grado di far fronte alle turbolenze”.

Dopo un 2022 che nel secondo semestre ha causato rincari per le aziende nell’ordine del 60%, il 2023 si è aperto con un parziale rientro dei costi e con un prezzo del latte tornato a livelli alti “Oggi il litro di latte alla stalla viene pagato intorno ai 53 centesimi di euro contro i 35 dei momenti peggiori. E’ chiaro però – ha evidenziato Livoni – che gli aumenti non ancora rientrati del tutto impattano significativamente sulla marginalità e lo fanno ancor più nei mesi a venire se, come si vocifera, il latte alla stalla verrà pagato qualche centesimo in meno”.

L’associazione allevatori del Friuli Venezia Giulia oggi controlla 40mila vacche da latte, circa l’80% del totale regionale, che sale a 120 mila se si contano che gli animali da rimonta. L’assemblea, e in particolare i 39 delegati chiamati a eleggere la nuova governance associativa, ha provveduto al rinnovo del consiglio di amministrazione composto dal presidente uscente Renzo Livoni, Franco Baselli, Lino Mazzolini, Moreno Caron, Gabriele Capitan, Marco Cecutti, Gabriele Giacchetto, Agostino Listuzzi, Omar Marucelli, Pancera Di Zoppola, Luca Frate e Stefanutti Matteo cui si aggiunge il consigliere delegato dalla Regione Fvg, Marco Boschian Cuch.

Con un quarto dei consiglieri rinnovati, il nuovo Cda si riunirà la prossima settimana per eleggere il presidente chiamato a guidare l’associazione nei prossimi tre anni e portare avanti il corposo lavoro che ha visto impegnata la governance uscente e la struttura tecnica guidata dal direttore Andrea Lugo.

Lavori in corso.

Un lavoro che oggi Livoni ha tratteggiato per sommi capi ai soci partendo dall’importante investimento sulle attrezzature del laboratorio analisi, un intervento da quasi 500mila euro, sostenuto dalla Regione Fvg, più volte ringraziata durante l’assemblea, “che da un lato dota l’associazione delle migliori tecnologie, dall’altro la mette al riparo dalla necessità di ulteriori investimenti per i prossimi 20 anni”.

Altri fronti di rilevo che vedono impegnata l’associazione sono quello di malga Montasio, dove proprio in questi giorni sono partiti i lavori per il rifacimento del caseificio, e il Centro fecondazione tori di Moruzzo che punta a produrre nell’arco di un biennio un milione di dosi di seme, forte dell’accordo con la Horizon Genetics che ha aperto le porte dei mercati statunitense e cinese al seme Fvg, e che per farlo necessita di un ampliamento degli attuali spazi.

“Tengo infine a ricordare l’avvio del nostro e-commerce Fattorie Friulane, che ha consentito a 59 aziende del territorio, in larga parte zootecniche, di affacciarsi al commercio elettronico. E non ultimo l’avvio, proprio in questi mesi, del Laboratorio di lavorazione della carne suina e bovina, che l’associazione ha acquisito e dotato di due persone che trasformano le carcasse consegnate dalle aziende in insaccati e tagli di carne, riconsegnati sottovuoto o in vaschetta, così che queste possano commercializzarlo. Insomma – conclude Livoni – oltre al ruolo di controllo che le è proprio, l’associazione in questi anni ha cercato di costruire una rosa di attività molto variegata nel tentativo di offrire al mondo zootecnico Fvg tutti gli strumenti possibili per garantirsi quella redditività che è l’unico modo per far sì che il comparto non si riduca ulteriormente”.