Il progetto “Adotta un attrezzo”.
Un viaggio nella memoria per riscoprire le radici di una comunità: è il senso profondo del progetto educativo “Adotta un attrezzo”, che ha coinvolto 300 studenti friulani in un percorso originale tra storia, manualità e identità. Il progetto è stato promosso dall’Ecomuseo delle Acque del Gemonese, con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e la collaborazione dei Comuni locali e di vari musei etnografici.
Il progetto.
Durante l’anno scolastico, le classi hanno “adottato” un attrezzo della tradizione contadina o artigianale — falci, gramole, gerle, lavadôrs — trasformandolo in uno strumento educativo. I ragazzi hanno intervistato anziani, visitato musei, disegnato, scritto racconti e realizzato video. Ne è nato un grande mosaico collettivo di memorie che aiuta i più giovani a riconoscere il valore della cultura materiale e a trasformare le scuole in veri e propri presìdi di patrimonio.
La cerimonia conclusiva si è svolta il 26 maggio nella sede del Cea Mulino Cocconi Odv a Gemona del Friuli, con una folta partecipazione di famiglie, studenti, insegnanti e rappresentanti istituzionali. Sono stati premiati i lavori più originali: quelli delle primarie di Treppo Grande, Caneva e Piovega, che hanno studiato temi come le latterie, le fornaci, la gerla e il telaio, restituendo voce a mestieri e oggetti dimenticati.
Presente alla cerimonia anche il vicegovernatore e assessore alla Cultura Mario Anzil, che ha elogiato l’iniziativa: “La memoria del territorio è una risorsa educativa. I ragazzi che conoscono le . proprie radici saranno cittadini più consapevoli e aperti al dialogo tra culture. Per costruire una cultura del rispetto e dell’amicizia, dobbiamo partire dalla conoscenza delle nostre radici. Questo progetto insegna ai più giovani che il passato non è qualcosa da conservare in un museo, ma una chiave per capire chi siamo e per dialogare con chi ha un’identità diversa dalla nostra”.
La dignità del saper fare.
“In un’epoca in cui la tecnologia rischia di farci dimenticare il valore delle mani e della manualità – ha aggiunto il vicegovernatore Anzil – riscoprire gli strumenti del lavoro e della vita quotidiana dei nostri nonni significa anche riscoprire la dignità del fare, della cura e dell’ingegno. La cultura materiale è cultura a tutti gli effetti, e va trasmessa con orgoglio”.
Il progetto ha potuto contare anche sulla collaborazione di numerosi musei etnografici della regione: Museo carnico delle arti popolari “Michele Gortani” di Tolmezzo, Museo di documentazione della civiltà contadina Friulana di Farra d’Isonzo, Museo di storia contadina di Fontanabona di Pagnacco, Museo delle fornaci di Treppo Grande ed Esposizione etnografica del Comune di Artegna.
“Un progetto come questo – ha concluso Anzil, che ha visitato anche la mostra allestita per l’occasione – è un investimento culturale e civile. Chi conosce la propria storia è più preparato ad affrontare il futuro con rispetto, consapevolezza e spirito di comunità”.