Gli psicologi in classe nelle scuole in Fvg per superare l’impatto della pandemia

L’iniziativa dell’Ordine degli Psicologi Fvg.

Entreranno in punta di piedi nelle classi per fornire un aiuto concreto non solo agli studenti, ma anche agli insegnanti. Gli psicologi eserciteranno un ruolo cardine nell’accompagnare l’individuo e il gruppo-classe ad affrontare le problematiche del rientro in presenza a scuola. È arrivata, pressante, questa richiesta da parte di numerosi dirigenti degli Istituti superiori del Friuli Venezia Giulia, in vista della ripresa, seppur parziale, di lunedì primo febbraio, rende noto l’Ordine degli Psicologi del Friuli Venezia Giulia attraverso i consiglieri dell’Ordine e referenti per l’Ordine di psicologia scolastica Valentina Segato e Iztok Spetič.

Dunque, non solo sportello, sempre proseguito anche nei mesi di DAD (didattica a distanza) in modalità online, ma anche interventi in circle-time, il cosiddetto “tempo del cerchio”, attraverso cui avviare momenti di dialogo e condivisione assieme agli insegnanti per l’educazione psicoemotiva della classe.  “Già dalla prossima settimana – fa sapere la psicologa Segato, da anni specialista in ambito scolastico – faremo il nostro ingresso nelle aule, anche per brevi interventi di mezz’ora, da ripetersi in maniera continuativa. Crediamo che in questa fase delicata si debba dedicare tempo al confronto e all’ascolto in quanto non si può di certo immaginare un ritorno alla normalità come se ci fosse una cesura fra il prima e il dopo”.

Il messaggio che deve passare è chiaro: “Molti, fra gli insegnati così come fra gli alunni, hanno subito lutti, e, purtroppo, ci saranno altre morti. Molti hanno contratto il virus, in forma più o meno grave. Si continua a vivere con la minaccia di isolamenti e quarantene e di essere l’untore di altri. Non si può far finta di nulla, per questo sarebbe opportuno, sebbene il tempo-scuola sia da fine del secondo quadrimestre, evitare di subissare gli alunni già dalla settimana prossima con verifiche e interrogazioni. Bisognerebbe piuttosto concentrarsi di più sugli aspetti del vissuto, delle emozioni e della loro rielaborazione”. 

 Si annoverano storie continue di studenti traumatizzati, per le morti, la malattia, per il fatto che “stando di più a casa hanno scoperto patologie, soprattutto comportamentali (fra cui l’abuso di sostanze), dei genitori, come pure conflitti inter-familiari di cui ignoravano l’esistenza, prosegue la specialista Segato. Bisogna anche tendere una mano agli insegnanti, al personale parascolastico, amministrativo: anche loro necessitano di una guida esperta per far fronte alle incertezze.

“Ben venga una ripresa parziale”, sostiene lo psicologo Spetič proprio per riproporre schemi di lezione più brevi e concentrate, visto che “la modalità a distanza ha comportato in generale una maggiore difficoltà a prestare attenzione per un lungo periodo: l’attenzione, dopo un anno quasi di Dad, si è modificata adattandosi al mezzo: è più breve ma maggiormente intensa, bisognerà tenere conto di questa evoluzione”. Spetič sottolinea, infine, che sarà più agevole riuscire ad intervenire sulla socializzazione in presenza con il gruppo-classe, del resto il protocollo sottoscritto fra Ministero e Ufficio scolastico regionale incentiva queste modalità di azioni dialogiche.