Travolto e ucciso dopo la cena di classe a Lignano: il dolore della famiglia di Kevin

Il dolore della famiglia di Kevin Murataj: “Pena troppo esigua per l’automobilista”.

I familiari di Kevin Murataj rompono il muro di silenzio dopo la tragedia che lo scorso 26 maggio in viale Europa Unita a Lignano ha strappato loro per sempre l’amato figlio 19enne, travolto e ucciso mentre attraversava sulle strisce pedonali dopo una cena di classe con amici e professori.

“L’assicurazione ha liquidato il 100% del risarcimento, cosa che non accade mai se solo vi sia anche il minimo dubbio circa un possibile concorso di colpa – spiegano i familiari – . Il consulente tecnico nominato dalla Procura non ha ravvisato alcun tipo di responsabilità a carico di Kevin, attribuendo la causa esclusiva dell’investimento al comportamento dell’automobilista. L’auto, infatti, secondo la consulenza disposta dalla Procura, viaggiava sulla corsia sbagliata e a una velocità non adeguata. Difficile, pertanto, capire le ragioni che hanno portato il giudice ad accettare un patteggiamento tanto basso (un anno con pena sospesa) motivandolo addirittura con un concorso di colpa a carico di nostro figlio. Fatto che, è bene sottolinearlo, abbiamo scoperto solo leggendo il giornale, dato che il Tribunale non ci ha mai notificato neppure la chiusura delle indagini”.

“La Procura di Udine non ha notificato né la chiusura delle indagini né tantomeno la richiesta di patteggiamento avanzata dall’imputato – sottolineano Luca Infanti e Claudio Sforzin di Giesse risarcimento danni di Pordenone, il gruppo specializzato di Pordenone che ha assistito i familiari – Ciò ha impedito innanzitutto alle parti offese di potersi costituire parte civile nel procedimento penale, cosa che tramite un nostro legale fiduciario avrebbero fortemente voluto fare. Inoltre, in questo modo i familiari hanno dovuto apprendere direttamente dai giornali la notizia e l’entità, davvero esigua, della pena inflitta all’imputato a seguito del patteggiamento a lui concesso, il che ha provocato ovviamente ulteriore sconcerto, in una situazione già colma di dolore”.

L’ingegner Enrico Dinon, consulente tecnico nominato dal PM durante le indagini, ha escluso qualsiasi profilo di colpa a carico del pedone: il perito che su incarico della Procura si è recato – più volte, anche allo stesso orario dell’incidente per confrontare le diverse condizioni di visibilità – sul luogo della tragedia ha infatti tenuto a sottolineare che è il comportamento tenuto dall’automobilista ad aver costituito la causa tecnica esclusiva dell’evento.

“Difficile, dunque, e quanto mai amaro – continuano i familiari – comprendere i motivi per cui queste conclusioni a cui è giunta la ricostruzione tecnica di un perito nominato dalla stessa Procura, siano state disattese. Tutta la vicenda è stata liquidata in fase predibattimentale mediante un accordo rapido, raggiunto senza neppure avvisarci. Chi ha perso la vita è nostro figlio, eppure ci hanno escluso da tutto”.

Infanti e Sforzin di Giesse svelano poi un ulteriore dettaglio: “A poche settimane dall’incidente abbiamo ottenuto il pieno risarcimento dei danni a favore dei familiari senza che alla compagnia assicurativa sia mai venuto in mente di contestare un seppur minimo concorso di colpa. Questo è particolarmente significativo perché le compagnie assicurative, soggetti di certo non sprovveduti, sfruttano ogni appiglio per circoscrivere o limitare, se possibile, la responsabilità dei propri assicurati e contenere o ritardare il pagamento di un eventuale risarcimento: sono disposte anche ad andare in causa civile, pur di risparmiare. Invece, in questo caso, nessuna contestazione è stata sollevata riguardo al comportamento di Kevin e già questo aspetto, unitamente al parere espresso dal CT del Tribunale, può aiutare a far capire come siano andate davvero le cose”.

Kevin aveva bevuto un paio di bicchieri a cena, durante l’autopsia è stato rilevato infatti un tasso alcolemico inferiore al grammo al litro. “Ma, è bene precisarlo, non esiste alcuna norma che vieti a un pedone di bere né tantomeno di attraversare la strada dopo aver bevuto, tanto o poco non conta – concludono Infanti e Sforzin di Giesse – Kevin stava correttamente attraversando la strada, c’è anche un video che ha ripreso le terribili fasi della tragedia, lo si vede camminare con naturalezza, non in maniera avventata, mentre l’automobilista, non avvedendosi del gruppo di ragazzi a bordo strada, viaggiava come sottolineato dal perito sulla corsia sbagliata e a una velocità non consona”.

Infine, la madre di Kevin riporta un ulteriore dettaglio che le ha causato molto dolore in questi mesi: “Né l’automobilista, né i suoi familiari ci hanno mai espresso alcun tipo di scuse o anche solo un briciolo di vicinanza per quanto accaduto. Da madre a madre, avrei agito in maniera diversa se fosse stato il mio povero Kevin a spezzare la vita di un altro ragazzo, perché solo una madre può capire in questi casi come ci si sente”.