Ferito da piccolo, ora insegna ai bimbi come evitare le bombe inesplose

Luciano Negri e il suo impegno contro le bombe inesplose.

Attorno a noi ci sono molte realtà nascoste o semplicemente più riservate, persone che fanno del bene al prossimo e cercano di migliorare la città. Uno di questi è il monfalconese Luciano Negri,
classe 1949, che ha dedicato tutta la sua vita al sociale. Da anni componente dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, è ora presidente della sezione di Gorizia. Da piccolo, infatti, è stato ferito da una bomba inesplosa: da quell’esperienza personale, la volontà che non capiti più e quindi l’impegno di mezzo secolo perché i giovani imparino a riconoscere ed ad evitare quel pericolo.


Buongiorno Luciano, Lei è il presidente dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra. Ci può raccontare qualcosa a riguardo?
Sono nato a Pisa ma nel 1953 mi sono trasferito a Monfalcone, quindi mi sento un ‘monfalconese
doc’. Mi dedico al sociale da oltre 50 anni e attualmente sono presidente dell’associazione fondata nel marzo del 1943 da don Carlo Gnocchi. Quest’anno abbiamo festeggiato a Roma gli 80 anni della sua nascita. Ci sono delle sedi in ogni regione (in Friuli Venezia Giulia, ad esempio, ne
troviamo in ogni ex provincia ndr.). Aiutiamo le persone a fare terapie, a richiedere la reversibilità della pensione ecc. Inoltre, andiamo nelle scuole per aiutare i ragazzi a “conoscere per riconoscere”.

Può spiegare meglio?
Facciamo conoscere ai ragazzi la realtà delle bombe abbandonate ancora funzionanti per poi saperle riconoscerle, ad esempio, durante una camminata sul Carso. In questo modo è possibile evitarle chiamando immediatamente le forze dell’ordine. Proprio ora, nelle scuole di Monfalcone, stiamo andando a far conoscere ai ragazzi i “testimoni di pace”, persone che hanno subito amputazioni o perdite a causa della guerra e che vogliono portare un messaggio di pace. I giovani reagiscono con molta curiosità. L’altro anno abbiamo interpellato degli sminatori della polizia che spiegano e mostrano loro delle bombe finte. Importante è ovviamente stare attenti a non toccarle in quanto il tritolo al loro interno, difatti, non deperisce mai e può scoppiare anche dopo 100 anni e oltre.

Le bombe inesplose sono ancora un grande problema, soprattutto nelle nostre zone
Si stima che in Italia ci siano oltre 6.000 bombe ancora inesplose. Solo a Gorizia sono state trovate, nel 2020, centinaia di bombe. Durante gli incendi del Carso della scorsa estate sono avvenute 4-5 esplosioni e per questo motivo sono stati ritardati gli spegnimenti. Le bombe aeree sono le più pesanti, sui 100-200 kg. Appena lanciate, durante la guerra, molte caddero nel terreno molle per 2-3 metri in profondità e non furono più ritrovate. Andando a scavare per costruire case o per fare cantine sono poi state rinvenute nel tempo da varie persone, in alcuni casi con esiti tragici. Basti pensare che tre o quattro anni fa, a Torino, due ragazzi sono rimasti ciechi, uno ha perso la mano, ecc. Il 1° febbraio di ogni anno vengono ricordate ufficialmente -tramite decreto legislativo ndr.- le vittime civili di guerra. Noi non ci fermeremo e lotteremo sempre per la pace. Per qualcuno la guerra è un business, per molti altri solo morte e distruzione.

Un problema ancora attuale. Lei però si occupa anche di altri progetti
Sono presidente del Rione Centro di Monfalcone. Attualmente, in quanto in attesa di elezioni, il nostro lavoro consiste genericamente di fare segnalazioni su rifiuti abbandonati o problematiche cittadine. In passato abbiamo organizzato vari eventi riguardanti la centrale A2A, l’accensione dell’albero di Natale, la Castagnada, musica con la Fanfara della Brigata di Cavalleria “Pozzuolo del Friuli”, ecc. L’anno scorso abbiamo supportato l’evento contro le dipendenze e per il sostegno ai dipendenti e familiari, “Dipende da me”. Quest’anno contiamo di rifarlo ed, inoltre, a metà giugno porteremo dei concerti per clarinetto all’Europalace di Monfalcone.