Omar Dabi non aveva mai perso il sorriso, riuscendo anche a scrivere un libro sulla sua malattia.
Una comunità e una scuola in lutto, con un cielo che da ieri ha un angelo in più: Omar Dabi, 17 anni appena, si è spento all’alba di lunedì 28 aprile all’ospedale di Udine dopo una lunga e durissima battaglia contro una malattia implacabile: un tumore al cervello che da quattro anni aveva cambiato la sua giovane vita. Ma non era riuscito a spegnere la luce che portava dentro.
Studente dell’Isis Manzini, indirizzo Costruzioni Ambiente e Territorio, Omar era molto più di un alunno: era un esempio, un amico, un fratello per molti. Dal 2021 combatteva contro “l’inquilino che occupava la sua testa senza pagare”, come lui stesso definiva la malattia con quel suo inconfondibile umorismo che non l’ha mai abbandonato. Nonostante il calvario, aveva continuato a sorridere, a ringraziare, a lottare. Anche a scrivere un libro, nel tentativo di dare forza a chi, come lui, si trovava a scalare una montagna che sembrava insormontabile.
Nato a San Daniele nel 2007 da genitori di origine algerina, Omar era amato ovunque: tra i banchi di scuola, nella squadra di ciclismo, nei corridoi degli ospedali dove ha trascorso lunghi periodi. Appassionato di sport, tifosissimo del Napoli e dell’Udinese, riceveva spesso videomessaggi di incoraggiamento dalle sue squadre del cuore, segni di un affetto che travalicava le pareti delle stanze d’ospedale.
Il ricordo della scuola.
A ricordare Omar con profonda commozione è stata anche la sua scuola, l’Isis Manzini di San Daniele, che attraverso un lungo e sentito messaggio ha voluto rendere omaggio non solo allo studente, ma alla persona straordinaria che ha lasciato un segno indelebile nei cuori di insegnanti, compagni e personale scolastico.
«Con il cuore colmo di tristezza oggi salutiamo un ragazzo davvero speciale che ci ha regalato quattro anni di lezioni di vita quotidiane, che ci ha fatto capire cosa significhi alzarsi al mattino, sapendo di trovare una montagna da scalare e senza mai lamentarsi o perdere il sorriso, affrontando di petto ogni difficoltà.
Omar ha iniziato il suo percorso con noi a distanza, già vittima di un destino crudele che gli ha tolto pian piano tutto quanto un adolescente avrebbe il diritto di avere. Eppure non si è mai arreso, ha lottato strenuamente fintanto che gli è stato concesso; ha scritto un libro per “aiutare chi affronta questo percorso, per evitare di perdere le speranze”. Una vera forza della natura.
Purtroppo però “l’inquilino che occupava la mia testa senza pagare” (così diceva con un senso dell’umorismo strepitoso) ha deciso diversamente, ma non ha vinto, o meglio lo avrà fatto fisicamente portandolo via, ma tutto quanto Omar ha fatto per noi, per tutti coloro che lo conoscevano e lo amavano profondamente, rimarrà e sarà la sua vittoria sul male.
Ovunque andasse era benvoluto, dalla squadra dei compagni ciclisti, ai vari ospedali che purtroppo ha dovuto frequentare spesso e per lunghi periodi, alle scuole. E non poteva essere diversamente: una creatura dolcissima che ringraziava per tutto, si scusava se non riusciva ad essere sempre presente, esternava amore puro per tutto quel poco che potevamo fare per rendergli le sue ore qui il più “leggere” e serene possibili.
Amava lo sport e, ogni qual volta il male glielo permetteva, ricominciava a pedalare, a fare lunghe camminate. Era un tifoso speciale del Napoli: sia la sua squadra del cuore sia l’Udinese gli hanno fatto dei regali speciali fino all’ultimo, mandandogli dei videomessaggi colmi di speranza.
Oggi per il Manzini è un giorno in cui nemmeno il sole è riuscito a riscaldarci, ma dobbiamo reagire, lui lo avrebbe voluto e soprattutto dobbiamo stringere in un abbraccio fortissimo la sua mamma, una vera roccia, il papà ed i fratelli Lina, Rahim e Adam.
Abbiamo un compito importante: non lasciare che quanto Omar ci ha insegnato vada perso; la vita è preziosa e va vissuta intensamente anche nei momenti di difficoltà perché alla fine del tunnel dobbiamo sperare di trovare la luce. Per Omar si è spenta troppo velocemente, sta a noi adesso riaccenderla alimentandola nel suo ricordo.
Pedala tra le nuvole adesso piccolo grande uomo: oggi ci sentiamo più soli, ma i tuoi ricordi aiuteranno tutti noi ad andare avanti.
Buon viaggio stella luminosa, ti abbiamo voluto, ti vogliamo e ti vorremo per sempre un mondo di bene!»