L’italiano ai profughi dell’Ucraina? Lo si insegna a San Daniele

Lo Scriptorium Foroiuliense avvia i corsi di italiano di base.

Insegnare i rudimenti di base dell’italiano, per permettere ai rifugiati in arrivo dall’Ucraina di integrarsi il più velocemente possibile nelle realtà italiane che li ospiteranno temporaneamente. È l’idea sviluppata rapidamente dallo Scriptorium Foroiuliense che dall’inizio della prossima settimana partirà con i primi corsi nella sua sede di San Daniele del Friuli, ma è pronto a replicare il modello anche in altre realtà. “È ovviamente fondamentale dare accoglienza e rifugio a tutte queste persone che stanno arrivando in Italia per scappare da una tragedia provocata da una guerra disumana e ingiustificabile  – spiega il presidente dello Scriptorium, Roberto Giurano -, ma quando arrivano nelle case e nelle comunità che li ospitano molti di questi rifugiati non sono in grado di fare una minima spesa, di dare le informazioni di base a un farmacista o a un medico, di utilizzare un elettrodomestico con istruzioni in italiano, eccetera, perché non parlano la nostra lingua e, in diversi casi, nemmeno l’inglese. Per questo, abbiamo pensato che sfruttando le nostre competenze e i nostri contatti, possiamo fornire loro un rapido corso di italiano di base in modo che riescano a inserirsi più facilmente. Per questo abbiamo già trovato alcuni volontari, fra i quali due studenti del Manzini, di origine ucraina residenti in Friuli che parlano bene la nostra lingua e sono in grado di trasmetterne ai loro connazionali i primi rudimenti”.

L’iniziativa dello Scriptorium, organizzata velocemente con l’aiuto del Comune di San Daniele e del Isis Manzini, potrà consentire a un primo gruppo di rifugiati di cominciare ad ambientarsi. “Per il momento – chiarisce ancora Giurano – partiamo così, ma stiamo cercando altri volontari e vogliamo provare a estendere l’iniziativa anche ad altre comunità della regione e fuori regione. È un piccolo aiuto, basato sulla nostra esperienza e su quello che sappiamo fare meglio, ma  – conclude –  cerchiamo per quanto possibile di fare la nostra parte, perché pensiamo che queste persone meritino tutto l’aiuto e il sostegno possibile e siamo convinti che se ciascuno nelle nostre comunità dedicasse una piccola parte del proprio tempo e delle proprie capacità per sostenerli, potremmo in breve provare a far ritrovare a queste persone un po’ della serenità che gli è stata così brutalmente strappata”.