La fatica fisica del calcio

Se si potesse quantificare la fatica provata dai giocatori in ogni singolo match, certamente le analisi statistiche relative al calcio ne risulterebbero stravolte. Si tratta di un dato non indifferente, poiché neanche i più grandi calciatori della storia presente e passata sono immuni alla fatica che ogni incontro di calcio comporta. Cercare di dare un’idea dello sforzo cui sono sottoposti i giocatori è tuttavia possibile: tra chilometri percorsi in media a ogni incontro, velocità sostenuta, capacità di sprint e altre variabili, oggi è possibile orientarsi anche in questo ambito.

L’importanza della preparazione

Dietro i grandi nomi del calcio esistono ormai grandi preparatori che si occupano di allenamento e tempi di riposo, calibrando il tutto in maniera tale che i giocatori possano dare il meglio a ogni incontro. È così che oggi ragionano player del calibro di Ronaldo e Messi, le cui performance in campo si legano anche al recupero dalle fatiche legate ai precedenti incontri. Pensare a un calcio più intensivo, senza tempi di riposo, e ad allenamenti senza defaticamento stravolgerebbe infatti questo sport e lo renderebbe molto diverso da quel che è oggi: ogni aspetto, dalle performance dei player alle quote visionabili su 22Bet, noto e affidabile brand a tema scommesse, subirebbe modifiche notevoli, in grado di sovvertire completamente l’idea che oggi si ha del calcio.

Ovviamente, più è alto il livello dei giocatori e delle prestazioni che sono tenuti a mantenere in campo, maggiore è il bisogno che la preparazione tenga conto di tempi di recupero e riposo tali da bilanciare quell’affaticamento neuromuscolare capace di mettere KO anche i top player di qualsiasi squadra. Esistono specifici studi in merito che, sfruttando concetti quali quelli di fatica centrale e periferica, nonché parametri come forza e potenza muscolare, hanno cercato di quantificare il grado di stanchezza che può subentrare dopo un match di calcio di alto livello. I risultati di queste ricerche sono notevoli.

Diversi gradi di fatica

Per capire a quale livello di sforzo è sottoposto un giocatore di serie A, bisogna tenere conto di alcuni parametri:

  • Un calciatore può arrivare a percorrere anche 10 km a partita, con punte che possono arrivare anche fino a 13 km.
  • La velocità media raggiunta dai calciatori in corsa è di circa 20 km/h, con ovvie differenze in base alla capacità di sprint di ogni player e al ruolo giocato in campo.
  • Alcuni giocatori sono sottoposti a ritmi intensi anche per tutti i 90 minuti di una partita di calcio.

Guardando a queste premesse, è stato più che mai logico evidenziare, dopo 90 minuti di match sul campo, una riduzione significativa di alcuni parametri e di varie performance di diversi giocatori analizzati. Si va dunque da una riduzione della capacità di sprint a una maggiore imprecisione nei passaggi e nei tiri effettuati. Subentrano qui i due concetti di fatica centrale e periferica.

Mentre la fatica centrale si lega a un senso di stanchezza provato a livello del sistema nervoso centrale, la fatica periferica si collega al sistema muscolare periferico: la combinazione di queste due forme di affaticamento segna in maniera significativa le performance di qualsiasi giocatore sia coinvolto in 90 minuti di match, soprattutto se lo sforzo cui è sottoposto implica percorrere tra gli 8 e 10 km a partita, a velocità estremamente sostenute.

Le differenze in campo

È naturale che esistano significative differenze tra un giocatore e un altro, così come tra diverse sessioni di allenamento. Queste ulteriori variabili permettono in teoria a un giocatore di più alto livello di vantare tempi di recupero post-partita più rapidi, ma non è necessariamente una norma. A titolo d’esempio, le cose possono cambiare mettendo a confronto centrocampisti e difensori: i primi tendenzialmente corrono molto più a lungo rispetto ai secondi.

Chi occupa la delicata posizione al centrocampo è dunque soggetto a sollecitazioni maggiori, e non è un caso che siano proprio i centrocampisti a coprire le distanze maggiori, a velocità più sostenuta, arrivando anche alla media di 20 km/h. Tra un’azione e l’altra, inoltre, i diversi ruoli hanno tempi di recupero di poco superiori al minuto, mentre per i centrocampisti questo lasso di “riposo” crolla ad appena 20 secondi. Il ché, a ben vedere, implica altre conseguenze, come la necessità di sviluppare una maggiore capacità di reazione, o quella di sapersi adattare a situazioni di gioco diverse e a continui cambi di direzione sul campo.