Confini chiusi, restrizioni e zona rossa, la dura crisi con cui fa i conti Tarvisio

La situazione drammatica del commercio a Tarvisio.

Da un lato le restrizioni della zona rossa attuale, da sommare a quelle passate. Dall’altro, la chiusura dei confini che ha tolto la maggior parte della linfa vitale. Ed ecco che Tarvisio, da mesi, boccheggia.

In una situazione già difficile a causa del coronavirus, l’economia del capoluogo della Valcanale paga ancor più dazio che altrove proprio per la sua “conformazione”, molto legata ai visitatori dall’estero, in particolare da Austria e Slovenia. Una crisi che sta mettendo a dura prova molte famiglie. “Tutte le attività sono in sofferenza, da quelle ricettive alla ristorazione – ammette Diego Bellotto, presidente del mandamento di Tarvisio di Confcommercio -. Penso, per esempio, ai piccoli supermercati che commercializzano prodotti tipici e lavorano con i turisti: vendono pochissimo, in questo periodo, e sono tagliati fuori dai ristori. E come non parlare del mondo dell’abbigliamento? I negozi hanno fatto magazzino, ma se poi non smerciano i loro capi finiscono nei guai, con perdite anche dell’80%”.

L’asporto riesce ad aiutare qualche ristorante e pizzeria, ma anche in questo caso i volumi d’affari talvolta non riescono nemmeno a pareggiare le spese “perché qui – precisa Bellotto – siamo in 4.200 persone, non abbiamo certo un bacino d’utenza come Udine”. Senza dimenticare la situazione drammatica del mercato di Tarvisio, di fatto chiuso da quasi sei mesi, con incassi azzerati per gli operatori.

Di recente, il Consiglio comunale ha approvato in modo unitario un ordine del giorno per chiedere con forza alle autorità regionali e governative misure più incisive per Tarvisio, dai ristori più adeguati alla richiesta di un passaporto verde digitale per la libera circolazione transfrontaliera. “L’unione di intenti fra Comune e associazioni di categoria è lodevole – ammette il presidente di Confcommercio -. Una cosa, però, è necessaria più di tutte”. A che cosa si riferisce? “Vaccini e centri per l’inoculazione del siero – conclude Bellotto -. Se renderemo il prima possibile la nostra zona Covid free, allora potremo ripartire nel migliore dei modi. È un discorso analogo a quanto stanno facendo in Trentino. Abbiamo voglia di lavorare e ricominciare a vivere, serve un’accelerazione”.