Il viaggio in bici di tre attivisti nel nome di Giulio Regeni.
Non era solo una sfida sportiva, ma un gesto di impegno civile: un viaggio in bicicletta da Turriaco, in provincia di Gorizia, fino a Helsinki, nel nome di Giulio Regeni. Un percorso di oltre 2.500 chilometri che ha attraversato sei Paesi europei – Italia, Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Finlandia – spinto dal desiderio di tenere viva la memoria di Giulio e rinnovare con forza la richiesta di verità e giustizia.
I protagonisti e il viaggio.
I protagonisti sono Alessio Russi, Adriano Mascarin e Renato Mascarin, attivisti e ciclisti della sezione FIAB Isontino e Basso Friuli BisiachInBici, che hanno scelto ancora una volta la strada, le salite, le condizioni meteo incerte, per trasformare le gambe che pedalano in un messaggio che attraversa confini e coscienze.
In ogni tappa, lo striscione giallo con la scritta Verità per Giulio Regeni ha accompagnato le loro soste, diventando un simbolo visibile in luoghi grandi e piccoli, nelle città universitarie come nei paesi attraversati. Il viaggio non è stato privo di difficoltà: ad Hannover, in Germania, due delle biciclette sono state rubate. Un colpo che ha rallentato il cammino e lasciato un segno. Ma il progetto non si è fermato. Grazie alla solidarietà di chi ha supportato l’iniziativa, la strada verso Helsinki è proseguita, anche se per un tratto in treno.
Durante il tragitto, i tre hanno incontrato studenti, docenti, semplici cittadini. Hanno parlato di Giulio, della sua storia, e dell’importanza di non smettere di chiedere verità, in qualunque lingua e in qualunque luogo. Uno dei momenti più intensi si è svolto all’Università di Monaco, con un confronto carico di emozione e partecipazione.
Il rientro e gli abbracci.
Al rientro, il 4 luglio, Alessio e Adriano sono stati accolti a sorpresa al Parco dell’Isonzo, proprio a Turriaco, dove l’impresa era partita quasi un mese prima. Ad attenderli c’erano amici, volontari e anche Paola e Claudio Regeni, arrivati in bicicletta con indosso la maglia gialla della ciclostaffetta. Renato, invece, ha deciso di fermarsi ancora qualche giorno a Helsinki.
Il viaggio dei Ciklinghi – come si fanno chiamare – è stato un’iniziativa concreta e simbolica allo stesso tempo: una testimonianza silenziosa e ostinata, che dimostra come la memoria possa continuare a muoversi, pedalata dopo pedalata.