La vera storia del “sarcofago” di Udine che Fontanini vorrebbe demolire

Il dibattito sulla demolizione del “sarcofago” di Udine.

Ha agitato gli abitanti di Udine la recente proposta di Pietro Fontanini, sindaco della città, che vuole puntare alla valorizzazione di largo Antonini. Fontanini infatti ha di recente pubblicato sul suo profilo social un post, chiedendo ai cittadini se fossero favorevoli o meno alla demolizione del “sarcofago” presente nella piazzetta. Tanti hanno risposto in modo favorevole, altri invece contrari. Adesso, quindi, sta tutto nelle mani della Soprintendenza, lo stesso ente che all’epoca aveva approvato la costruzione del monumento.

La storia.

Quello che la maggior parte definiscono “sarcofago”, è una struttura studiata e realizzata dall’architetto Giancarlo Bettini. Il progetto preveda un muretto-panchina e passò prima per l’analisi della  Soprintendenza ai beni culturali. L’opera fu resa necessaria perché, intorno al 1980, erano stata ristrutturata quasi l’intera area ed era stata demolita una cortina medioevale che si trovava davanti a Palazzo Antonini. In quegli anni lo storico palazzo era la sede della Banca d’Italia, mentre adesso è la sede dell’Università di Udine. L’opera di Bettini, oltre a valorizzare l’area, voleva offrire anche un nuovo punto di vista del palazzo.

Se da un lato c’era la necessità da dare una diversa connotazione alla piazzetta che risultava a causa dei lavori un semplice slargo, dall’altro c’era un altro obiettivo. L’idea era quella di segnare la presenza delle vecchie mura. La storia di Udine vuole infatti che la città fosse circondata da ben cinque cerchie di mura, che durante il Medioevo dovevano proteggere il centro. Nel caso specifico di largo Antonini, le mura appartenevano alla terza cerchia, completata nel 1291. A riprova di questo è stata anche la scoperta di un tratto di muro originale, che era stato inglobato in vecchi edifici. Oggi, nella piazzetta, è visibile una porta rievocativa.

In passato.

In sintesi due sono le motivazioni che portarono alla costruzione del monumento: dare una visione di Palazzo Antonini diversa e ricordare le mura storiche della città. Quando si confermò l’edificazione della struttura di Bettini, la stessa Soprintendenza aveva seguito i lavori, infatti aveva anche disposto che da un lato il monumento doveva essere in linea con gli edifici di via Gemona e dall’altro con via Antonini.

Una volta terminata, nel 1998, l’opera fu al centro delle proteste per essere demolito e Sergio Cecotti, sindaco dell’epoca, aveva promesso che l’avrebbe abbattuta. Nonostante ciò, il monumento è rimasto lì. Ora è il sindaco Fontanini a riaccendere la questione, anche se alla fine l’ultima parola spetta alla Soprintendenza.