Le parole del procuratore Lia sul femminicidio a Udine.
Ancora una volta una donna ammazzata dall’ex marito: il femminicidio di Udine ha scosso la città e non solo. E le persone si interrogano su come sia possibile che Mohamed Naceur Saadi, 59 anni, condannato solo un mese fa a cinque anni e quattro mesi per maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale nei confronti dell’ex moglie, sia riuscito ad eludere domiciliari e braccialetto elettronico per uccidere Samia Bent Rejab Kedim, che abitava in via Joppi assieme al figlio minorenne (ora affidato ad una comunità), l’unico che abitava con lei dato che le altre due figlie erano ormai grandi.
Proprio per fare luce sulla vicenda, questo pomeriggio il Procuratore Massimo Lia ha convocato una conferenza stampa, per spiegare come sono andate le cose e come la pericolosità dell’uomo non fosse stata sottovalutata.
Il femminicidio di Udine: la drammatica sequenza di eventi
La mattina di ieri, 17 aprile, intorno alle 11, un vicino di casa della vittima ha chiamato la squadra mobile per avvisare che il figlio della ex coppia era con lui e aveva segnalato un pesante litigio tra i due e visto il padre allontanarsi dalla casa con tracce di sangue. Quando la polizia è arrivata sul posto, non ha trovato tracce dell’uomo che era fuggito con l’auto dell’ex moglie.
Le forze dell’ordine hanno sfondato la porta dell’abitazione. All’interno, la donna era già riversa a terra, con evidenti segni di accoltellamento (è stato sequestrato un coltello che si trovava nell’abitazione), soprattutto al volto, al capo e alle braccia. La ricerca dell’uomo è iniziata subito, ma un’ora dopo, intorno alle 12, è stato segnalato un incidente mortale a circa 15 km di distanza, a Basiliano, dove una Suzuki aveva avuto un violento scontro con un camion cisterna. L’uomo alla guida della Suzuki era proprio l’ex marito della vittima. Testimoni oculari hanno riportato che il veicolo aveva improvvisamente deviato sulla corsia opposta, come se il conducente si fosse volontariamente diretto contro il camion. Da qui l’ipotesi che il soggetto volesse suicidarsi.
La porta di casa della vittima non presentava effrazione: da quello che è stato al momento accertato, il figlio aveva dato le chiavi al padre e pare che la madre lo avesse autorizzato a farlo. quella mattina, lui è arrivato in treno e, alla stazione, si era incontrato col figlio. Secondo le ricostruzioni, sarebbe arrivato nell’appartamento di via Joppi (di cui risultava il titolare del contratto di affitto) quando in casa non c’era nessuno, quindi probabilmente ha aspettato il rientro di Samia.
Il passato giudiziario: maltrattamenti e misure cautelari
Mohamed Naceur Saadi aveva già subito un divieto di avvicinamento alla ex moglie per maltrattamenti. Quel primo procedimento, però, era stato superato da un secondo. Aveva passato un anno in carcere (dal 10 febbraio 2024 fino al 22 febbraio 2025) come misura cautelare prima del processo che lo aveva visto poi condannato a 5 anni e 4 mesi (sentenza del 18 marzo 2025 a seguito di rito abbreviato al Tribuale udine) per reati di maltrattamento, violenza sessuale aggravata, lesioni aggravate, ai danni della ex moglie. “Questo tipo di misura cautelare e la sua durata non avvengono di frequente – ha detto il procuratore Lia -. C’è stata massima attenzione e severità nel valutare la pericolosità del soggetto“.
Su istanza della difesa di revoca/sostituzione del carcere, accolta dal Tribunale l’uomo era agli arresti domiciliari a Monfalcone, con l’obbligo del braccialetto elettronico. E (solo) su questo c’era stato il parere del Pm. Gli erano però stati anche concessi dei permessi: due ore al giorno, dalle 9 alle 11, il martedì e il giovedì, per esigenze di vita (come fare la spesa o cercare lavoro).
Un istituto previsto dal Codice nel caso in cui il soggetto non possa provvedere a quelle che sono le sue necessità. Due ore in cui poteva uscire dal luogo di restrizione e durante le quali il braccialetto elettronico ovviamente non faceva scattare l’allarme di assenza dato che aveva l’autorizzazione. E sono stati proprio quei permessi a creare un “vuoto” di cui ha approfittato per uccidere l’ex moglie.
Il nodo del braccialetto elettronico e la sua inefficacia
Una delle questioni più delicate di questa vicenda riguarda proprio il braccialetto elettronico. “Il dispositivo per questa misura evidenzia solo l’allontamento del soggetto dal luogo di restrizione domicicliare e se come in questo caso il soggetto è autorizzato ad allontanarsi per permessi, il braccialetto non dà segnale di allarme” ha spiegato Lia.
“Il braccialetto si attiva se scade l’arco temporale del permesso e soggetto non rientra e in questo caso si è attivato pochi minuti dopo le 11 tanto che i carabinieri di Monfalcone, delegati al controllo, hanno ricevuto il segnale di allarme e mandato una pattuglia sul posto a verificare la presenza o meno del soggetto in casa”.
Pochi minuti dopo le 11, però, il femminicidio era già avvenuto. Probabilmente si era consumato poco prima delle 11. “Purtroppo – le parole di Lia -, per un lasso di tempo ristretto non si è riusciti a intervenire“. La situazione sarebbe stata diversa se il braccialetto fosse stato quello del divieto di avvicinamento alla persona offesa: in quel caso, infatti, c’è il doppio dispositivo, dell’indagato e della vittima, e se si triovano a distanza inferiore al divieto, scatta l’allarme.
Le parole del procuratore Lia.
“I domiciliari sono una misura più grave rispetto al divieto di avvicinamento – ha spiegato -, e dovrebbe esserci teoricamente un controllo permanente grazie al braccialetto. Qui, il problema riguarda il permesso di allontanarsi, un istituto previsto dal codice. Con questo tipo di braccialetto, però, non era coperto come sorveglianza durante quel permesso. A posteriori – ha continuato -, posso dire che la cosa più sicura sarebbe stato che rimanesse in carcere. Ma sono valutazioni, appunto, a posteriori”.
“E’ sempre una valutazione difficilissima quella che si trova a fare chi si occupa di queste vicende. Ci sono molti elementi da valutare ed esigenze da equilibrare. Ci sono leggi e strumenti di tutela importanti. Ognuno cerca di fare il meglio, ma a volte, putroppo, non si riescono ad evitare queste tragedie”.