Scontri a Udine, la denuncia di Amnesty International: “Violati i diritti umani”

Amnesty International Italia interviene sugli scontri del 14 ottobre a Udine.

Dura presa di posizione da parte di Amnesty International Italia dopo gli scontri verificatisi a Udine il 14 ottobre 2025, al termine della manifestazione nazionale “Show Israel the Red Card”, organizzata in concomitanza con la partita Italia-Israele per protestare contro la partecipazione della nazionale israeliana alle qualificazioni mondiali e contro la normalizzazione del conflitto a Gaza.

Amnesty International Italia denuncia la violazione dei diritti umani e l’uso eccessivo della forza. Secondo quanto riportato da sei osservatori di Amnesty International Italia specializzati nel monitoraggio di situazioni pubbliche a rischio, la manifestazione — inizialmente pacifica — “è stata segnata da un intervento della polizia giudicato sproporzionato e indiscriminato: lanci di gas lacrimogeni, uso di idranti e manganelli anche contro persone non violente, tra cui minorenni e anziani”.

Secondo l’organizzazione per i diritti umani, “al termine di una manifestazione pacifica per le strade di Udine, le forze di polizia hanno risposto a un tentativo di sfondamento di un piccolo gruppo di manifestanti con due idranti a distanza ravvicinata e un massiccio e indiscriminato utilizzo di gas lacrimogeni, senza alcun preavviso”.

Amnesty specifica che “la stessa Questura di Udine ha riportato di aver utilizzato circa 150 granate di gas lacrimogeno” e che “il lancio ha investito anche la piazza I Maggio, dove si stavano svolgendo gli interventi conclusivi della manifestazione pacifica, costringendo a interrompere l’evento con largo anticipo per proteggere la sicurezza delle persone presenti, tra cui minorenni e anziani”.

La task force di osservatori dell’organizzazione ha documentato “un lancio di gas lacrimogeni durato circa un’ora e mezza”, e in molti casi “le munizioni sono state sparate ad altezza d’uomo e a distanza ravvicinata contro manifestanti pacifici”.

Tra gli episodi segnalati, Amnesty riporta anche la testimonianza di un giornalista e manifestante colpito con il manganello “insieme a circa altre cinque persone che si stavano riparando dietro una fermata dell’autobus, molte con le mani alzate”.

I fermi dopo la manifestazione.

Nel documento, l’organizzazione esprime inoltre forti preoccupazioni per i fermi avvenuti dopo la manifestazione, specificando che “almeno 13 persone, tra cui sette uomini e sei donne, sono state fermate in via Giosuè Carducci, a circa un chilometro dalla piazza del raduno, mentre stavano tornando a casa o alla stazione”.

“Le persone fermate sono state afferrate bruscamente, perquisite e condotte in Questura a sirene spiegate, private dei loro cellulari e della possibilità di comunicare con l’esterno. Sono state trattenute per circa cinque ore senza informazioni sul motivo del fermo”, denuncia Amnesty.

I fogli di via.

A dieci di loro è stato notificato un foglio di via obbligatorio dalla città di Udine, un provvedimento amministrativo che secondo l’organizzazione “è stato emesso in modo arbitrario, senza una valutazione concreta della pericolosità sociale e senza che vi fossero denunce o precedenti penali”.

“Queste misure preventive, applicate senza controllo giudiziario, violano il principio di legalità e la presunzione di innocenza, sono in contrasto con le garanzie del giusto processo e possono ledere i diritti alla libertà personale e di movimento”, si legge nel comunicato.

Amnesty aggiunge che “lo strumento del foglio di via viene utilizzato sempre più frequentemente come deterrente per l’esercizio del diritto di riunione pacifica”, con effetti repressivi che si prolungano nel tempo e costi legali che “molte persone non possono permettersi per presentare ricorso”.

Infine, l’organizzazione sottolinea che “l’utilizzo di gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e manganelli deve essere limitato a situazioni di violenza grave e diffusa, e comunque mai rivolto contro persone pacifiche o in fuga”. “Quanto accaduto a Udine rappresenta un allarmante esempio di repressione della protesta pacifica e di abuso di potere da parte delle autorità. È urgente che vengano garantite le libertà fondamentali e che siano assicurate piena trasparenza e responsabilità per quanto avvenuto”, conclude Amnesty.