Piante autoctone a rischio, l’Università di Udine nel progetto che le tutela

Anche l’Università di Udine nel progetto Life Seedforce.

Anche l’Università di Udine, attraverso il suo dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali, partecipa al progetto che mira a recuperare e rafforzare le popolazioni di piante autoctone italiane in via d’estinzione grazie a banche dei semi. Il progetto, finanziato per quasi 8 milioni di euro dalla Commissione europea attraverso il programma Life, è guidato dal Museo delle Scienze di Trento e coinvolge in questa grande operazione di salvataggio e salvaguardia delle piante autoctone italiane ben 15 partner da 10 regioni italiane, tra cui il Friuli Venezia Giulia, Francia, Slovenia e Malta. Iniziato formalmente il primo ottobre scorso, durerà fino alla fine del 2026.

Nello specifico, Life Seedforce, questo il nome del progetto, condurrà un’operazione di salvataggio su 29 specie di piante particolarmente rare e minacciate, intervenendo concretamente in 76 aree di biodiversità a copertura delle tre regioni biogeografiche presenti in Italia (alpina, mediterranea e continentale) e nelle regioni confinanti in Francia, Slovenia e Malta. Il rischio di estinzione per queste specie, a parte i fattori intrinseci come la scarsità numerica degli individui delle popolazioni e l’isolamento, è causato dalle modifiche dell’habitat prodotte dall’uomo, tra le quali l’abbandono delle pratiche agricole e territoriali tradizionali (come la cessazione della ceduazione e della fienagione negli habitat semi-naturali e il pascolo eccessivo), l’invasione di specie aliene e il cambiamento d’uso causato da attività ricreative ad alto impatto e dal turismo.

Non solo. Il progetto Life Seedforce si avvicinerà anche al mercato mettendo in vendita il surplus di produzione per favorire ancora di più la diffusione di queste specie nelle nostre case e nelle nostre città.

Il ruolo di Uniud.

In particolare, “l’Università di Udine – spiega il coordinatore scientifico dell’unità locale, Valentino Casolocollaborerà al progetto con il gruppo di biologia vegetale e genetica. I primi saranno impegnati nel rafforzamento delle popolazioni di quattro specie di interesse regionale: Eliocharis carniolica, Liparis loeselii e Marsilea quadrifolia nelle risorgive e Eryngium alpinum nelle Alpi. Il gruppo di genetica sarà invece responsabile dell’importante ruolo di valutazione dell’assetto genetico di tutte le popolazioni delle specie interessate dal progetto. Tra gli enti pubblici coinvolti in qualità di portatori di interesse ci sono anche la Regione Friuli Venezia Giulia e il Parco delle Prealpi Giulie”.