La proposta di un parco eolico nelle Valli del Natisone accende la polemica

Presentata l’istanza di valutazione per l’impatto ambientale: il parco eolico prevede 4 pale alte 200 metri.

Una proposta destinata a far discutere: è stata presentata un’istanza di valutazione di impatto ambientale per la realizzazione del primo parco eolico del Friuli Venezia Giulia, denominato “Pulfar”, che interesserà i Comuni di Pulfero, Torreano, Cividale del Friuli, Moimacco e San Pietro al Natisone, in provincia di Udine. Il progetto, promosso da investitori privati con sede a Milano, prevede l’installazione di quattro pale alte 200 metri.

A rendere nota la procedura di valutazione impatto ambientale del primo parco eolico che potrebbe esser costruito nella nostra Regione sono il Co-portavoce Regionale FVG Europa Verde Claudio Vicentini e il coordinatore provinciale del MoVimento 5 Stelle di Udine Cristian Sergo, dopo la segnalazione del sempre attento ambientalista Marino Visintini. “Secondo i proponenti stessi l’area di progetto dove realizzare il primo parco eolico del Friuli Venezia Giulia, composto da 4 pale eoliche di 200 metri di altezza, denominato Pulfar perché interessa i Comuni di Pulfero, Torreano, Cividale Del Friuli, Moimacco e San Pietro al Natisone, non ricade all’interno delle aree idonee definite ai sensi dell’art. 2 della Legge Regionale 4 marzo 2025, n. 2, quella che per la prima volta dal 2010 ha individuate le aree idonee e non idonee alla realizzazione di impianti di fonti rinnovabili. In passato, nel 2010, ne era stato progettato uno a Trasaghis bocciato per tre volte dalla Regione”.

“In un periodo in cui Terna investe milioni di euro in tutta Italia per interrare i propri elettrodotti, per mitigarne l’impatto paesaggistico e ambientale, in Friuli Venezia Giulia speriamo di non andare controcorrente. In una Regione da sempre interessata da venti troppo forti e pertanto ritenuta non adatta alla realizzazione di impianti eolici è sorprendente l’istanza presentata, su un terreno che dista meno di sette chilometri dal sito Unesco di Cividale. Tra l’altro, come ammesso dai proponenti in prossimità di alberi monumentali, tra cui il Castagno di Pegliano, albero monumentale di oltre 400 anni, considerato il più vecchio d’Italia e dei prati del Craguenza considerati di notevole interesse anche nei quaderni del piano paesaggistico regionale e possibile volano per la promozione del territorio. E sui numerosi sentieri della zona organizzeremo visite e iniziative per sensibilizzare i cittadini della nostra Regione, perché l’autorizzazione di questo impianto non diventi il Cavallo di Troia”.

“Dopo Aquileia un altro dei nostri patrimoni culturali rischia di esser attaccato da mega impianti di fonti rinnovabili di cui, come ampiamente dimostrato nei mesi scorsi, non c’è alcun bisogno avendo già abbondantemente raggiunto gli obiettivi prefissati dal Ministero, praticamente senza i sessanta grandi impianti fotovoltaici autorizzati ma non ancora installati. Pertanto – chiudono i due portavoce – non siamo più di fronte a opere considerabile di interesse pubblico ma solo dei proponenti milanesi, pronti a investire in un impianto che costa oltre 44 milioni di euro”.