Il Campionato carnico festeggia 70 anni: “Non è solo sport, è comunità”

Un momento della cerimonia per i 70 anni del Campionato carnico di calcio con l'assessore regionale alle Finanze Barbara Zilli.

Le celebrazioni per i 70 anni del Campionato carnico.

Nato nel 1951, con la sola interruzione del 2020 e 2021 per la pandemia, il Campionato carnico ha raggiunto i 70 anni di vita, un traguardo che è stato celebrato oggi a Forni Avoltri.

“Non è solo sport ma è comunità; rappresenta la capacità di stare insieme, di vivere il proprio territorio e rafforza l’orgoglio di appartenenza – ha detto l’assessore regionale alle finanze, Barbara Zilli -. Per queste motivazioni abbiamo voluto supportare la crescita del torneo in modo concreto con un finanziamento di 135 mila euro assegnati alla Comunità montana della Carnia, quale ente capofila, a favore di un progetto a sostegno del settore giovanile e anche per incoraggiare la pratica del calcio femminile“.

Nel corso della cerimonia, che ha visto come ospite d’eccezione il presidente della Lega nazionale dilettanti, Giancarlo Abete, è stato anche presentato il libro “70 anni di vita del Campionato Carnico” scritto da Massimo Di Centa e Renato Damiani che racchiude gli anni dal 2012 al 2023 e riporta il racconto dei vari tornei, con risultati, statistiche e il corredo delle foto
di Alberto Cella; sono poi seguite la premiazione di alcune figure che nel corso degli ultimi anni si sono contraddistinte all’interno del campionato che è l’unico torneo italiano che si disputa in estate, da fine aprile ad inizio ottobre.

Il torneo dilettantistico si svolge ininterrottamente dal 1951, ad eccezione delle edizioni 2020 e 2021, annullate a causa dell’emergenza Covid-19; è riconosciuto dalla Figc e conta 39 squadre iscritte, originarie della Carnia, del Tarvisiano, del Gemonese e del Cadore, 12 di queste prendono parte alla Prima categoria, 12 alla Seconda e le restanti 15 alla Terza.

“Nel Campionato carnico c’è una competizione sana – ha aggiunto Zilli -, c’è un senso di comunità che guarda con orgoglio le proprie radici e con fiducia al futuro. Proseguire a supportare queste realtà – ha ribadito – significa investire nei vivai come centri di reclutamento e formazione dell’attività sportiva giovanile oltre che diffusione dei valori positivi dello sport nella vita ed è un modo per mantenere vive le comunità dei piccoli centri di montagna”.