Radioterapia, cure più difficili per chi vive nell’Alto Friuli

I problemi della radioterapia in Friuli.

“La radioterapia è una componente centrale nel trattamento delle neoplasie: viene utilizzata nel 60-70% di tutti i malati oncologici e vi sono previsioni di crescita del 25% nei prossimi anni. L’innovazione tecnologica in campo radioterapico ha permesso di erogare trattamenti radicali e anche palliativi sempre più efficaci ma, per motivi logistici, in Friuli Venezia Giulia non tutti i pazienti potrebbero beneficiare a pieno delle cure radioterapiche, in particolare coloro che risiedono nelle zone montane e collinari dell’Alto Friuli”.

Lo segnala la consigliera regionale Simona Liguori (Cittadini), ricordando che “la distanza dal centro oncologico dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, in cui è presente il reparto di Radioterapia, può infatti rappresentare una difficoltà in più che gli ammalati sono costretti ad
affrontare e che, in determinate situazioni cliniche, può condizionare l’aderenza del paziente ai trattamenti curativi”. Liguori fa esplicito riferimento ai contenuti di una mozione presentata in qualità di prima firmataria, ma affiancata anche dai colleghi consiglieri Enzo Marsilio, Mariagrazia Santoro, Roberto Cosolini, Cristiano Shaurli e Franco Iacop (Pd), Massimo Moretuzzo (Patto per l’Autonomia), Cristian Sergo (M5S), Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) ed Emanuele Zanon (Regione Futura).
Il testo auspica che la Giunta regionale valuti con l’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale tutte le possibili soluzioni logistiche e organizzative, utili a garantire ai pazienti oncologici dell’Alto Friuli il necessario trattamento radioterapico.

“Pensiamo – spiega Liguori – che il percorrere tanti chilometri di strada, soprattutto quando non si sta bene, perché il tumore si è ripresentato o perché si hanno segni e sintomi che potrebbero essere leniti dalla radioterapia a scopo palliativo, rappresenti ulteriori criticità che si sommano anche ai tempi di attesa del nosocomio di Udine e che possono scoraggiare la persona a proseguire le cure”.