Fibra ottica in montagna, parte il monitoraggio di Carnia industrial park

Il Consorzio di Tolmezzo monitora l’effettiva capillarità della rete.

Che le autostrade telematiche siano importanti quanto, se non di più, di quelle fisiche è ormai assodato. Meno chiaro è, invece, anche in Friuli Venezia Giulia, dove esattamente sia presente l’infrastruttura della fibra ottica, ma anche dove, anche se presente come infrastruttura, sia effettivamente “accesa”, cioè fruibile e quale sia la distribuzione capillare, cioè quella che raggiunge casa dopo casa.

È a queste tre domande cardine, da un punto di vista economico, sociale e anche demografico, che il Carnia industrial park, cioè il Consorzio di sviluppo economico locale che gestisce le zone industriali di Amaro, Tolmezzo e Villa Santina, ha deciso di rispondere con una mappatura a tappeto e puntuale, cercando di interfacciarsi con i Comuni, il front office del territorio.

La fibra ottica in ogni casa.

“La fruizione della fibra nelle nostre zone industriali è una realtà e non ravvisa criticità di sorta – premette il presidente del Consorzio, Roberto Siagri -. Oggi, però, questa dimensione non è sufficiente. Il telelavoro e lo smartworking, infatti, hanno reso evidente che non è sufficiente la fibra arrivi in fabbrica. Deve arrivare in ogni casa. Più in generale, la sua presenza diffusa o la sua assenza determina in maniera significativa la competitività di un territorio”.

E proprio perché il Consorzio, in sinergia con tutte le aziende insediate nelle zone industriali, sta lavorando per rendere attrattiva la Carnia, ha ideato un’analisi dello stato della connettività a largo spettro, in collaborazione con Friuli Innovazione. “Il nostro auspicio è che le persone non solo vengano a lavorare da noi – sottolinea Siagri -, ma si fermino a vivere qui. Per simili scelte la possibilità di essere connessi è essenziale”.

La smart land.

Anche perché, aggiunge il presidente, sulla fibra ottica può viaggiare una nuova economia e nuovi servizi al territorio. La prospettiva è quella della “smart land”, di luoghi cioè dove se alcuni presidi fisici non ci sono, non per questo vengono meno i servizi ad essi collegati, perché coperti da risposte date proprio attraverso autostrade digitali efficienti.

Un esempio? Siagri ne ha diversi. “Se nei piccoli centri non riesce a tenere aperto una farmacia, non è utopia pensare che la stessa possa recapitare a domicilio i farmaci ordinati attraverso una comoda App da qualunque borgata montana – esemplifica -. Ma se non c’è fibra o se questa c’è, ma non è accesa o manca il cosiddetto ultimo miglio, nulla può davvero decollare“. E gli esempi potrebbero continuare: dai servizi di telemedicina a ogni altra necessità connessa con il mondo del lavoro, della formazione, del turismo. “Senza contare che – aggiunge Siagri -, un territorio connesso genera quasi naturalmente nuovi servizi e quindi nuove opportunità di business e di insediamento non solo di imprese ma anche di persone”.

Da qui la necessità di avere una visione chiara e dettagliata dello stato dell’arte effettivo della rete attiva nella montagna friulana. Una precondizione, oggi, per essere attrattivi economicamente e socialmente.