Bocciata la nuova area Slalom per lo sci a Sella Nevea: “Nevica sempre meno, porterà solo debiti”

Sotto accusa di Legambiente i 3 milioni per l’area Slalom.

Quasi 3 milioni di euro l’investimento della Regione a Sella Nevea per la nuova area Slalom, comprensiva dell’impianto di risalita e del demanio sciabile, nel cuore delle Alpi Giulie, in prossimità del confine sloveno. La conca è delimitata a nord dal Gruppo del Montasio e a sud dal Gruppo del Canin, sede di importanti e numerosi geositi, ed è posta sotto quella che viene definita Lan, Linea di affidabilità della neve a fini turistici. Questa stabilisce che il normale svolgimento di una stagione sciistica è possibile se vi è una copertura nevosa garantita di almeno 30 centimetri, per minimo 100 giorni.

La zona in questione ha subito a partire degli anni ’70 pesanti interventi edilizi, casermoni e infrastrutture per sostenere il polo turistico invernale. La pista in questione si distende tra i 1200 e i 1500 metri e ha come stazione di partenza casera Cregnedul Alta che ricade all’interno della ZPS “Alpi Giulie” e del SIC/ZSC “Jof di Montasio e Jof Fuart” ed è adiacente ad un’area soggetta ad eventi valanghivi.

Legambiente segnala inoltre che un vecchio tracciato, agli inizi degli anni ’80, disegnato sullo stesso versante è stato dismesso dopo pochi anni. La stessa direzione Regionale delle Foreste e il Museo Friulano di storia naturale, e il Museo Friulano di Storia Naturale nel 1986, nella pubblicazione Foreste, Uomo, Economia nel Friuli Venezia Giulia riprende quella pista come esempio negativo da non ripercorrere.

Cambiamenti climatici.

Sono emersi infatti gli effetti del riscaldamento globale, che, al di sotto dei 2000 metri di altitudine, hanno provocato una riduzione media del 40% della durata della stagione della neve. “I cambiamenti climatici in essere impongono un approccio diverso al turismo montano invernale – dichiara Sandro Cargnelutti, presidente Legambiente Friuli Venezia Giulia – investire nell’impianto Sella Nevea – casera di Cregnedul Alta, significa generare un debito certo per la comunità regionale, sia dal punto di vista ambientale che economico“. Cargnelutti continua affermando che “la carenza di neve verrà compensata da quote importanti e crescenti di energia ed acqua, fino alla prossima dismissione. L’inverno sta diventando sempre più corto e confinato sempre più in alto”.

Legambiente ribadisce che la monocultura dello sci da discesa sta mostrando tutta la sua fragilità ed è necessario, quindi, accelerare la transizione verso un modello di turismo sostenibile su quattro stagioni valorizzando l’intrinseca bellezza dei luoghi e una diversa sensibilità del turista. La stessa associazione attenta all’ambiente riporta il caso della vicina Carinzia, dove gli impianti di risalita sul Dobratsch, a Villacco, sono stati chiusi, smontati e venduti per far posto a sci alpinisti, ciaspolatori, fondisti e escursionisti. Il numero di frequentatori, spiega Legambiente, è in continua crescita.

“Mentre si aprono spazi interessanti per un turismo che ha il suo punto di forza nella intrinseca bellezza dei luoghi in tutte le stagioni- conclude Cargnelutti – Questa resistenza al cambiamento da parte di importanti Istituzioni non aiuta le comunità di montagna ad affrontare un futuro, che sarà si più incerto, ma anche ricco di nuove opportunità. Se sapremo coglierle”.