Al via la grande mostra “Confini” a Villa Manin.
Manca pochissimo all’apertura della grande mostra “Confini da Gauguin a Hopper. Canto con variazioni”, in programma l’11 ottobre negli spazi restaurati dell’Esedra di levante di Villa Manin, a Passariano di Codroipo. Sarà visitabile fino al 12 aprile 2026.
L’esposizione, ideata e curata da Marco Goldin e promossa dalla Regione Friuli Venezia Giulia e da ERPAC FVG, fa parte del programma GO! 2025&Friends e raccoglie 130 capolavori di circa 50 artisti provenienti da 43 musei e collezioni internazionali, tra cui Gauguin, Van Gogh, Monet, Cézanne, Hopper, Rothko, Courbet, Segantini, Munch e molti altri, per un percorso che esplora i confini – fisici, culturali e interiori – dell’arte dell’Ottocento e del Novecento.
Un viaggio tra confini e orizzonti
Il percorso espositivo prende avvio in una sala introduttiva che anticipa i temi della mostra: grandi opere come quelle di Anselm Kiefer e Mark Rothko, dove il confine si trasforma in orizzonte, la celebre “Onda” di Gustave Courbet, il mare infinito di Claude Monet con La chiesa di Varengeville, e i paesaggi domestici e tropicali di Paul Cézanne e Paul Gauguin.
Il primo capitolo è dedicato al confine interiore e all’autoritratto, con opere di Edvard Munch, Paul Gauguin, Vincent Van Gogh, Ferdinand Hodler e Ernst Ludwig Kirchner. Seguono ritratti di Courbet, Édouard Manet, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir, Amedeo Modigliani, Francis Bacon e Alberto Giacometti, che raccontano la ricerca dei confini quotidiani nella vita e nell’animo umano.
Uomo e natura
La seconda sezione esplora il rapporto tra l’uomo e la natura, con un focus sulla grande pittura americana tra Ottocento e Novecento: protagonisti della Hudson River School, Winslow Homer, Edward Hopper, Richard Diebenkorn e Andrew Wyeth. Tornando in Europa, si ammirano le interpretazioni di Giovanni Segantini, Arnold Böcklin e Henri Matisse, che raccontano il dialogo tra figure e paesaggi.
Alla ricerca del Paradiso perduto
Il terzo capitolo si concentra su Eden esotici o prossimi, con opere che spaziano da Gauguin a Monet, da Van Gogh a Cézanne e Pierre Bonnard, esplorando confini di lontananza e vicinanza, di sogno e realtà.
Il fascino dell’Oriente
La quarta sezione ospita circa 40 straordinarie xilografie giapponesi, raccolte in due sequenze per preservarne la conservazione. Provenienti da una collezione privata, le opere comprendono nomi come Kitagawa Utamaro, Keisai Eisen, Katsushika Hokusai e Utagawa Hiroshige, che influenzarono profondamente artisti come Monet e Van Gogh.
Montagne, mari e cieli: il gran finale
La quinta sezione della mostra, al piano terra dell’Esedra, presenta quasi 60 opere dedicate ai confini naturali e universali: montagne, mari e cieli, con capolavori di Caspar David Friedrich, Thomas Cole, Albert Bierstadt, Worthington Whittred Gifford, Paul Cézanne (La Sainte-Victoire), Segantini, William Turner, Gustave Courbet, Bonnard, Emil Nolde, Jean-Paul de Staël, Claude Monet, Alfred Sisley, Camille Pissarro, Piet Mondrian, Edward Hopper e Mark Rothko.
Una sala speciale è dedicata alle ninfee di Monet, con lo stagno di Giverny che riflette i cieli della Normandia, mentre De Staël e Rothko conducono il visitatore verso cieli interiori e trasfigurazioni cromatiche.
Le dichiarazioni.
“E’ una delle mostre più importanti a livello europeo – afferma il presidente della Regione Massimiliano Fedriga –. Villa Manin diventa simbolo della nostra storia e della capacità del Friuli Venezia Giulia di guardare al futuro, trasformando i confini in opportunità di dialogo e crescita condivisa”.
“Con la mostra Confini da Gauguin a Hopper abbiamo voluto rilanciare Villa Manin con un grande evento che racconti la visione del Friuli Venezia Giulia per il futuro: una terra di confine, con una cultura di frontiera, a metà strada tra riflessione politica e creazione artistica – ha detto il vicegovernatore con delega alla cultura, Mario Anzil -. La nostra è una piccola regione, ma storicamente segnata dal confine. Proprio per questo abbiamo voluto promuovere la cultura di frontiera: un concetto che va oltre la geografia e che trasforma il confine da limite a opportunità di dialogo e amicizia. La cultura di frontiera è polifonica e pluralista, espressione di una terra policentrica come il Friuli Venezia Giulia”.
Anzil ha aggiunto: “Questa produzione culturale è di straordinario valore: una delle più grandi mostre mai realizzate in Regione, con opere del valore complessivo di oltre 1,7 miliardi di euro. Sono certo che attirerà visitatori dall’Italia, dall’Europa e dal mondo, confermando l’ottimo stato di salute della cultura in Friuli Venezia Giulia. La Regione ha scelto di investire in modo prioritario nella cultura, perché ogni euro investito produce ricadute esponenzialmente positive non solo sotto il profilo economico”.
Infine, il curatore, Marco Goldin: “Quando, nella primavera del 2023, ho proposto il progetto, pensavo all’ambizione dell’idea. Ora, vedendo i quadri provenienti da oltre quaranta musei americani ed europei, penso che tutto il lavoro sia stato ripagato. È un’emozione senza fine poter offrire al Friuli Venezia Giulia un’esperienza culturale unica, dove il confine diventa occasione di scoperta e dialogo”.