Bancarotta milionaria e decine di creditori a bocca asciutta, 6 nei guai in Friuli

Sei denunciati per bancarotta milionaria a Pordenone.

La Guardia di Finanza di Pordenone ha concluso complesse indagini, delegate dalla locale Procura della Repubblica, attinenti una importante società pordenonese operante nel settore dell’edilizia, dichiarata fallita nell’ottobre 2018.

In particolare, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria ha scoperto come i quattro amministratori succedutisi nel tempo e altri due soggetti che gestivano de facto la società, si sono resi responsabili dei reati di bancarotta semplice e fraudolenta, correlati ad illecite operazioni distrattive e preferenziali. I soggetti indagati, infatti, per la parte di rispettiva competenza, avevano in primis determinato un aggravio del dissesto, pari a circa 3 milioni di euro, compiendo operazioni di grave imprudenza per ritardare il fallimento della società, astenendosi dal chiederne il fallimento con grave colpa. Inoltre, avevano tenuto, durante i tre anni antecedenti alla dichiarazione di fallimento, i libri e le altre scritture contabili prescritte dalla legge in maniera irregolare ed incompleta. Inoltre, avevano distratto risorse finanziarie e beni immobili dalla società fallita a favore di altre realtà imprenditoriali, facenti capo alle stesse persone, per un importo complessivo di 1,9 milioni di euro anche attraverso l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (compensi ad un amministratore senza delibera assembleare, instaurazione di fittizi rapporti di lavoro al solo scopo di elargire compensi non dovuti, cessione a titolo gratuito ad altra società da loro controllata di un ramo d’azienda – costituito da un ristorante – senza alcun contratto o atto scritto, mancata consegna al curatore fallimentare del saldo della cassa contanti alla data del fallimento). In più, avevano eseguito pagamenti preferenziali nei confronti di altre società da loro stessi controllate (a scapito degli altri creditori), per un importo complessivo di 121.162 euro.

Queste condotte, a fronte di un “buco” di oltre 3 milioni di euro, hanno consentito, pertanto, di “svuotare” l’azienda di ogni assetto, a discapito di decine di aziende e persone creditrici. Le indagini hanno, altresì, consentito di accertare operazioni fiscalmente fraudolente, imputabili a quattro amministratori, per aver annotato nelle scritture contabili fatture per operazioni inesistenti relative all’acquisto di un bene immobile (di fatto mai avvenuto), nonché a prestazioni di servizio rese, invero, solo “cartolarmente”. La società, inoltre, non aveva annotato in contabilità ricavi conseguiti per 1,2 milioni di euro.

Risulta quantificato in circa 1,5 milioni di euro l’importo complessivo delle fatture per operazioni inesistenti utilizzate e 804.000 euro l’imposta evasa in un biennio. In relazione a quest’ultime fattispecie di reati fiscali, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Pordenone, su richiesta del Sostituto Procuratore titolare del procedimento, ha emesso apposito provvedimento disponendo il sequestro preventivo per equivalente per complessivi 804.000 euro, che gli uomini delle fiamme gialle pordenonesi hanno eseguito su disponibilità finanziarie e beni immobili riconducibili ai quattro responsabili di tali reati. I sequestri disposti dall’Autorità Giudiziaria hanno consentito di ristorare l’Amministrazione statale dalle condotte di evasione fiscale gestite dagli indagati.

Nel corso delle indagini sono stati, altresì, rilevati diversi trasferimenti di denaro contante, tra soggetti privati, oltre la soglia massima stabilita dalla normativa antiriciclaggio, per complessivi 44.000 euro. Ai soggetti autori di tali passaggi di denaro sono state contestate le irregolarità ai sensi del Decreto Legislativo n. 231/2007. A margine, uno degli amministratori della società è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria in quanto, a seguito di una condanna emessa nel 2015 dalla Corte di Appello di Venezia per fattispecie simili, era stato sanzionato con la pena accessoria, della durata di 10 anni, dell’inabilitazione dall’esercizio di una impresa commerciale e dell’incapacità di esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa, prescrizione, tuttavia, del tutto ignorata avendo, il predetto, nuovamente avviato la “gestione”, con le descritte illecite modalità, dell’azienda pordenonese, poi anch’essa dichiarata fallita.

In materia di tutela del mercato, l’attenzione della Guardia di Finanza di Pordenone, grazie anche alla proficua sinergia instaurata con l’Autorità Giudiziaria, è particolarmente focalizzata nel settore dei fallimenti. Ambito nel quale, pur traendo origine anche da aspetti contingenti correlati a problematiche economiche, in diverse occasioni ha consentito di scoprire che soggetti apparentemente “vittime” di crisi aziendale, in realtà sottraevano, a proprio vantaggio, somme e beni che avrebbero dovuto soddisfare i legittimi creditori, messi, a loro volta in crisi proprio per aver fatto affidamento su somme che non avevano potuto riscuotere, fino ad essere coinvolti, a loro volta, nella spirale dell’insolvenza.